Con il primo giorno del 2025 sono scattati – secondo il decreto firmato dal Ministero dei Trasporti lo scorso 16 dicembre – i rincari sulle autostrade italiane che causeranno un generalizzato (ma non complessivo) aumento dei costi dei pedaggi che coinvolgerà circa 2mila 800 km autostradali: una novità – insomma – già anticipata ed attesa, ma che è stata anche contestualmente attenuata grazie alla riconferma degli sconti già attualmente in vigore sulla maggior parte delle autostrade dei quali beneficiano la maggioranza degli utenti che – più o meno quotidianamente – circolano sull’estesa rete autostradale.
Partendo dal principio, è bene precisare innanzitutto che l’aumento delle tariffe autostradali è collegato ai necessari adeguamenti inflazionistici è sarà pari all’1,8% in più delle tariffe in vigore fino alla giornata di ieri, mentre se non fosse stato per lo sconto riconfermato su richiesta del Ministero dei Trasporti si sarebbe parlato di un ben più incidente 3% in più; ma la buona notizia è che gli aumenti saranno in vigore solamente per le tratte gestite dall’azienda Autostrade per l’Italia (titolare di poco meno del 50% dell’intera rete nazionale, pari appunto a 2mila 800 km di asfalto).
Aumento delle tariffe per le autostrade italiane: cosa succede e quali tratte sono coinvolte
Insomma, via ai rincari per le autostrade, ma fortunatamente meno estesi di quanto si pensasse in un primo momento e con l’irrisoria percentuale dell’1,8% in più rispetto agli attuali costi a carico dell’utenza: a dirlo è la stessa nota diramata in giornata dal Ministero dei Trasporti, che ha chiarito che nonostante il necessario aggiornamento dei Piani economico-finanziari “le tariffe rimarranno invariate per tutte le 22 società concessionarie” esterne a quella maggiormente presente sul nostro territorio.
D’altra parte, aumenteranno anche – in questo caso dell’1,677% – le tariffe per circolare sulle autostrade gestite dalla Salermo-Pompei-Napoli, così come la concessionaria Alto Adriatico titolare della A4, dell’A23, dell’A28, dell’A34 e di una minima parte della Tangenziale di Mestre ha rinunciato pochi giorni fa all’adeguamento inflazionistico, con la conseguenza che su quelle tratte di continuerà a pagare la medesima cifra in vigore fino alla giornata di ieri.