Dopo le notizie filtrate nelle scorse ore sulla quasi certa revoca delle concessioni autostradali per Aspi, il Governo giallorosso “frena” per il momento rinviando probabilmente a dopo il voto delle Regionali del prossimo 26 gennaio la discussione in Consiglio dei Ministri sul tema Autostrade. «Parlo della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia un giorno sì e uno no, la mia posizione non cambia. Il dossier è stato messo a punto, stiamo in dirittura finale. Non è vero che è all’ordine del giorno per venerdì. Lo porterò in Consiglio dei ministri quando saremo pronti», spiega da Algeri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Dopo lo scontro e lo strappo fortissimo avvenuto nelle ultime ore tra Pd-M5s e Italia Viva sul tema della prescrizione, l’impressione è che Palazzo Chigi voglia evitare un secondo fragoroso scontro interno a pochi giorni dal voto decisivo in Emilia Romagna e Calabria. Non solo, dall’Europa arrivano notizie non rassicuranti per il Governo Pd-M5s-Iv-LeU dirette contro il Decreto Milleproroghe con cui di fatto è scritto nero su bianco la possibilità dell’ingresso di Anas al posto di eventuali «revoche di concessioni ad enti»: a quanto apprende l’Ansa questo pomeriggio, il colosso assicurativo tedesco Allianz – tra gli azionisti internazionali di Autostrade per l’Italia – «ha presentato alla Commissione Europea un esposto contro la modifica unilaterale dei contratti di concessione autostradale introdotta dal governo italiano con il decreto Milleproroghe, che apre la strada all’ipotesi di revoca della concessione della società». In audizione alla Camera però la Ministra De Micheli respinge al mittente l’esposto e spiega «nel Milleproroghe non vi è stata alcuna violazione del principio ‘pacta sunt servanda’ né una modifica, in senso retroattivo, di una regolamentazione di tipo pattizio».



ASPI CI PROVA: “CONTROLLI, INVESTIMENTI SU E TARIFFE GIÙ”

Quale sarà il futuro di Autostrade? Nonostante voci imminenti di revoca della concessione, la sensazione circolante, come sottolineato da La Stampa, è che la soluzione al problema non sia così vicina come sembra, e non è da escludere che il dossier venga congelato fino a febbraio, subito dopo le elezioni in Emilia e Calabria. Nel frattempo la famiglia Benetton e gli azionisti di Atlantia stanno cercando di convincere il governo a concedere loro un’altra chance. Stamane, a riguardo, il nuovo ad di Aspi, Tomasi, riunirà il cda per dare un segnale di discontinuità con la precedente gestione. Obiettivo per il triennio 2020-2023, aumentare gli investimenti ed effettuate più controlli sulla rete. A riguardo il primo passo è stato estromettere, come ricorda La Stampa, Spea dall’attività di sorveglianza, con i lavori affidati ad un consorzio internazionale guidato dai francesi di Bureau Veritas. Inoltre, si sta studiando la riduzione delle tariffe autostradali, forse la mossa che più riuscirebbe a convincere il governo. L’idea è quella di una sforbiciata fra il 5 e il 10%, ma ovviamente, il tutto dovrà essere «finanziariamente sostenibile» fanno sapere da Aspi. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



AUTOSTRADE, REVOCA CONCESSIONI IN ARRIVO?

L’impressione è che ormai per Atlantia non ci sia più nulla da fare: il Governo Conte-2 bis – secondo diversi retroscena questa mattina da Palazzo Chigi riportati da Corriere della Sera e dai quotidiani del Gruppo GEDI – ha deciso per la revoca delle concessioni con il Premier Conte ormai convinto della linea dura ribadita dal Movimento 5 Stelle. O nel Cdm convocato già questo venerdì, o da quello successivo, l’impressione – segnala Ilario Lombardo su La Stampa – è che il Governo ormai ha deciso che i Benetton (e gli altri soci con quote in Autostrade per l’Italia) non avranno più in mano le concessioni autostradali dopo il dramma del Ponte Morandi e le altre continue emergenze sorte dalla mancanza di manutenzione operata dal concessionario su diversi tratti delle autostrade italiane. Il M5s lo chiede praticamente dal giorno dopo del crollo del Ponte di Genova, il Pd ormai si sarebbe convinto (anche se restano perplessità nella Ministra dei Trasporti De Micheli) ma non vorrebbe dare, alla vigilia del voto per le Regionali, una “ragione” in più a Matteo Renzi per alzare una larga polemica contro il Governo. Sta di fatto che però, come si vede dall’andamento in Borsa di Atlantia, ormai la revoca pare sempre più vicina e non ci sarebbero “maxi indennizzi” o accordi in extremis che possano evitare la dura punizione del Governo contro ASPI. «Non si decide, non si capisce che posizione abbiamo. Ma io devo saperlo!», lo avrebbe detto la stessa De Micheli al cellulare sul volo Alitalia Milano-Roma, secondo un retroscena riportato da La Stampa. Qualche ora più tardi – nella giornata di ieri – lo sfogo “contro” il Governo viene messo per iscritto con dichiarazione più soft e diplomatica, «Sui concessionari autostradali, sui quali c’è una discussione e un dibattito anche dentro di noi, vorrei avere quanto prima un approfondimento, soprattutto nei gruppi parlamentari».



AUTOSTRADE, ATLANTIA SENZA CONCESSIONI RISCHIA IL “CRAC”

Conte ha deciso e siccome il Pd in questo momento non vuole creare alcuno “strappo” con Palazzo Chigi (che possa riportare il timore “voto anticipato” senza una legge elettorale proporzionale approvata), l’impressione è che alla fine, magari controvoglia, i dem si accordino alla richiesta giustizialista del Movimento 5 Stelle. Al momento quello che manca ancora per il deciso passo in avanti della revoca delle concessioni è il parere dell’Avvocatura di Stato: servirà a capire quali siano i margini in caso di un contenzioso legale – assai prevedibile – con diversi miliardi di euro sul piatto, forse addirittura 23 (come preventivato da Atlantia). A livello di “sostituzione” del concessionario, il Governo già aveva inserito nel Decreto Milleproroghe – provocando tra l’altro le ire di Renzi e Italia Viva – la possibilità che Anas rilevi chi improvvisamente non dovessero più avere le concessioni su alcuni tratti autostradali: resta però l’intera operazione assai rischiosa, anche a livello economico con una società di punta come Atlantia che rischia così il “crac”, dopo la bocciatura anche dalle agenzie di rating e il calo prevedibile in Borsa dopo le indiscrezioni emerse da Palazzo Chigi. L’auspicio del Governo in questo momento – se si andrà in fondo con la revoca – è di poter ridurre il conto da 23 a circa 7 miliardi di euro, ma al momento è solo un’ipotesi tutt’altro che certificata e garantita. Non solo, ieri Renzi nella sua E-news ha ribadito che è pronto alla battaglia se ci sarà la revoca: «sulla revoca della concessione si giocherà l’egemonia culturale all’interno del governo Conte bis. Io non difendo Autostrade ma il principio della certezza del diritto. Se ci sono state inadempienze contrattuali lo vediamo dalle carte. Se la società è inadempiente, revoco il contratto: ma chi decide? Le regole e le leggi sono cose serie». Non solo, l’attacco a M5s e allo stesso Pd è durissimo: «Se la revoca ha basi giuridiche serie lo deve dire l’esperto di leggi, altrimenti i miei figli pagheranno per anni un regalo ad Autostrade. Se viene fuori che la colpa del crollo del Ponte Morandi non è di Autostrade bisognerà restituirgli 23 miliardi. Mi vergogno che lo Stato domani dovrà pagare 23 miliardi per il populismo di oggi».