La menzogna continua. Non basta più avere due trimestri consecutivi di Pil negativo per affermare da un punto di vista tecnico che siamo in recessione, come si è sempre fatto finora: parola di Biden. Ora la situazione è differente, perché a loro risulta che il mercato del lavoro non è in crisi. La classica foglia di fico. Infatti, mai prima d’ora si è usata una simile argomentazione. Anche perché tutti sanno che il lavoro è l’indicatore più lento, quello che risponde con maggiore ritardo (circa tre mesi) rispetto agli altri indicatori.
Ma non è che noi siamo messi meglio. Ricordate la frase di Draghi in conferenza stampa? Quella per cui per avere la pace occorreva fare il sacrificio di spegnere i condizionatori? Come se i condizionatori fossero i maggiori consumatori di energia elettrica (ma c’è qualcuno che gli scrive le battute o gli vengono spontanee?). Si guardò bene dal dire che nel giro di qualche mese il costo delle bollette si sarebbe moltiplicato per cinque (per ora) per tante aziende e piccole attività commerciali, costringendole al fallimento o alla chiusura. E per ogni azienda che fallisce vi sono diverse famiglie (quelle dei dipendenti) che rimangono senza stipendio.
Per questo motivo tanti analisti hanno previsto un autunno di fuoco in Italia. E solo per questo motivo Draghi si è dato alla fuga, dimettendosi nonostante avesse ottenuto la fiducia dal Governo, stabilendo così un nuovo primato tra tutti i Governi che lo hanno preceduto, dal dopoguerra a oggi.
Effetto bellissimo delle sanzioni alla Russia. Bisognava stroncare l’economia russa no? Ha fallito pure questo obiettivo, poiché la bilancia commerciale russa ha raddoppiato il proprio saldo positivo con l’estero, addirittura vendendo meno petrolio, tutto grazie all’impennata dei prezzi provocata dalle succitate sanzioni, che storicamente non hanno mai funzionato (vedi Cuba, Iran, Iraq, Corea del Nord, ecc.).
Ma non c’è problema, ci pensa Draghi che ci serve sul piatto un nuovo accordo con l’Algeria, per aumentare le importazioni di gas da quel Paese. Quello che non viene detto è che l’azienda di Stato algerina non ha i mezzi e le tecnologie necessarie all’estrazione del gas, quindi ha fatto da tempo un accordo al 51% con… Gazprom! Quindi, il 49% di quello che pagheremo all’Algeria saranno ulteriori profitti per la ricchissima azienda di Stato russa. Proprio un bell’affare.
Intanto l’inflazione schizza alle stelle (in Inghilterra ha già raggiunto la doppia cifra, avendo superato il 10%) e iniziano ad arrivare le prime bollette catastrofiche: sui social sono diventati virali diversi video di imprenditori (pizzaioli, panettieri, pasticcieri) che mostrano bollette da 5-10 mila euro di elettricità e annunciano la chiusura della propria attività. Persone oneste, che finora si sono interessate del loro lavoro, ma hanno commesso il grave peccato di disinteressarsi della politica e di quanto accadeva sopra le loro teste. Con mille fatiche sono sopravvissute alla pandemia, ai lockdown, all’inflazione. Ma ora non ce la fanno più ad andare avanti e vedono crollare miseramente quanto costruito in tanti anni di fatica e sacrifici.
A tutti questi vorrei dire di non mollare: devono sedersi con calma al tavolo, devono farsi due conti con i dati che hanno riguardo i costi da affrontare e devono adeguare i prezzi a tali costi. Il pane costerà non più 2 euro al chilo bensì 10, perché i costi si sono moltiplicati per cinque? E così sia. Se chiudono, tutti penseranno “hanno fallito, hanno sbagliato e ora ne pagano le conseguenze” e faranno un’alzata di spalle di fronte a un problema insormontabile, ma che in fondo non li riguarda. Se invece vengono toccati nel portafogli, allora inizieranno a capire che il problema dei commercianti e degli imprenditori è un loro problema e i sveglieranno dal torpore generale.
Questo è quello che ci vorrebbe ora: un popolo che si sveglia dal torpore e che inizia a occuparsi del proprio benessere, del benessere comune. Un popolo che imponga come prioritarie le proprie necessità, rispetto alle esigenze di profitto degli speculatori della finanza internazionale.
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