Un’audizione shock quella che si è tenuta alla Commissione Giustizia del Senato degli Stati Uniti, con gli amministratori delegati delle maggiori piattaforme social chiamati a rispondere per la sicurezza dei minori. Tra i presenti in aula, un gruppo di uomini e donne si è presentato con volti impietriti e un’espressione seria: in mano, foto di minori. Le immagini sono quelle dei loro figli, morti a causa dei social. Mark Zuckerberg, spiega La Stampa, è stato l’unico ad alzarsi in piedi e a parlare con questi genitori disperati, rivolgendo loro parole di circostanza: “Mi dispiace per tutto quello che avete dovuto passare. Nessuno dovrebbe attraversare quello che voi avete vissuto”.
Nessuna ammissione di colpa né di responsabilità, però, per il papà di Facebook. Il Congresso sarà ora chiamato a stabilire quanto i colossi abbiano fatto e investito realmente per impedire ai minori l’accesso alle loro piattaforme. Non sarà facile trovare una possibile soluzione: il problema, infatti, sembra molto più complesso. Le big dovrebbero rinunciare a parte dei loro profitti, investendo in sistemi di controllo più strutturati a favore della sicurezza dei più deboli, minori in primis.
Giganti social, cosa fare per la sicurezza dei più fragili?
L’audizione in Commissione giustizia negli Usa ha messo sotto torchio gli ad di Meta, X, Tik-tok, Snap e Discord. Al centro del caso, la sicurezza dei minori: tanti, troppi, i bambini e gli adolescenti morti o traumatizzati a causa dei social. Affermare che i social uccidono è una generalizzazione, è verso, ma troppo spesso la mancanza di sicurezza porta a conseguenze disastrose e spesso estreme. Cosa si fa per impedire che persone fragili siano travolte dall’impatto di altre? Cosa per combattere il cyberbullismo o il revenge porn? Gli amministratori delegati dei giganti social chiamati in aula alla Commissione giustizia del Senato Usa, fanno abbastanza?
Nella sua riflessione, La Stampa spiega che la soluzione tecnologica sarebbe quella di avere il coraggio di spegnere tutto. In alternativa bisognerebbe rendere inequivocabile e marchiabile ma soprattutto tacciabile ogni utente della rete. Due ipotesi che avrebbero però conseguenze disastrose come la regressione digitale o alla barbarie della perdita totale di nostri spazi privati. È necessario, perciò, trovare una terza soluzione che possa tutelare i più fragili.