La guerra tra Israele e Hamas, il ruolo dell’Iran e le possibili ripercussioni: Avi Melamed a tutto tondo ai microfoni de La Stampa. L’analista, già consigliere di diversi governi, si è soffermato sul nodo ostaggi ma soprattutto sulla possibile apertura di altri fronti, come a nord con Hezbollah: “Ci sono diversi scenari allo studio. E l’intensificarsi delle azioni dei miliziani libanesi è sicuramente una delle preoccupazioni. Hezbollah potrebbe infatti unirsi al conflitto e generare un’escalation pericolosissima“. Melamed ha evidenziato sul punto: “Basti pensare che le sue capacità sono molto più grandi di quelle di Jihad islamica e Hamas messe insieme”. Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di un’estensione di proteste, attacchi e rappresaglie anche in Cisgiordania.
L’analisi di Avi Melamed
“Non mi stupirei se spuntassero le impronte digitali dei Pasdaran”, ha proseguito Melamed sulla possibile influenza dell’Iran sull’attacco a Israele: “L’Iran finanzia Hezbollah, Hamas, Jihad islamica con armi, intelligence, strumenti per la cyberwar. Ci sono ragioni per credere che un piano così bene orchestrato possa aver avuto un appoggio concreto da Teheran. I legami fra i capi militari delle brigate di Hamas e i pasdaran sono costanti”. Melamed ha poi evidenziato che il piano di Hamas era noto all’intelligence, ma nonostante ciò sono mancate le informazioni sui tempi e il fiasco gigantesco degli 007 è evidente. Una battuta sugli spazi per la possibile diplomazia: “No, non vedo spazio per il dialogo. Servirà quando ci sarà una nuova realtà dentro Gaza a oggi non prevedibile. I Paesi arabi allora serviranno per stabilizzare la situazione generatasi dal post-operazione militare israeliana”. Sarà un’azione rapida, ha rimarcato: “Ma non sappiamo quali siano gli obiettivi specifici da raggiungere, cose concrete che consentano a Israele di raggiungere la vittoria. E quindi anche la durata è impossibile da prevedere”.