Alcuni focolai di influenza aviaria sono stati rilevati nelle ultime settimane sin alcuni allevamenti industriali di tacchini da carne nella provincia di Verona, facendo subito scattare l’allarme al Ministero della Salute: una nuova circolare chiarisce gli aspetti di rischio, avvertendo però – per fortuna – come il rischio per l’uomo sia comunque molto basso.
«Il rischio di trasmissione agli esseri umani è considerato basso ma in considerazione del potenziale evolutivo del virus, si ritiene necessario monitorare la situazione per identificare eventuali cambiamenti», si legge nella circolare del Ministero firmata dal dal direttore generale della Prevenzione Giovanni Rezza e citata dall’ANSA. Il documento indica come la vaccinazione anti-influenzale è comunque raccomandata (e gratuita) per tutto il personale che lavora a contatto con gli animali da pollame. Negli scorsi giorni gli esperti del Ministero si sono già riuniti monitorando la situazione emersa in Veneto e valutando attentamente la situazione: «Gli operatori sanitari che gestiscono casi sintomatici con esposizione certa o possibile dovrebbero seguire precauzioni standard, da contatto e respiratorie. E se eseguono procedure che generano aerosol dovrebbero utilizzare precauzioni per via aerea».
LA CIRCOLARE SULL’AVIARIA
Nella circolare emanata dal Ministero della Salute, in merito all’influenza aviaria, si chiarisce come tale tipo di influenza animale si è ormai distinta dal virus dell’influenza stagionale “umana” ed è anche per questo motivo per cui non si trasmettono con facilità tra le persone. Tuttavia, si legge ancora nella circolare del Ministero della Salute, «i virus dell’influenza zoonotica (virus dell’influenza animale che possono occasionalmente infettare l’uomo attraverso il contatto diretto o indiretto) possono causare forme di malattia nelle persone, con una variabilità clinica che va dalle manifestazioni lievi al decesso». Nel 2021 non è però solo l’Italia ad aver segnalato casi di aviaria ad alta patogenicità (Hpai), sostenuta da virus influenzale di tipo H5N1: è partita dalla Russia nel mese di luglio e ha raggiunto Paesi come Ucraina, Polonia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Croazia, Bulgaria, Ungheria Slovacchia, Danimarca, Finlandia, Belgio, Olanda, Italia. Nel nostro Paese, in particolare, l’epidemia si è diffusa tra Verona e Padova ma anche in altre zone del Veneto e pure in Lombardia, come la provincia di Brescia e Mantova: «All’inizio di novembre è stato confermato anche un focolaio nel Lazio, immediatamente circoscritto senza ulteriore propagazione del virus nella zona», chiarisce il Ministero. Tra le raccomandazioni svolte dalla circolare – che si rifanno al “Piano strategico–operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021 – 2023)” – si legge: «In caso di epidemia di influenza aviaria le persone dovrebbero, se possibile, evitare gli allevamenti di pollame, il contatto con animali nei mercati di pollame vivo, di entrare in aree in cui il pollame può essere macellato e il contatto con qualsiasi superficie contaminata da deiezioni di pollame o altri animali. Gli operatori sanitari che gestiscono casi sintomatici con esposizione certa o possibile dovrebbero seguire precauzioni standard, da contatto e respiratorie. Gli operatori sanitari che eseguono procedure che generano aerosol dovrebbero utilizzare precauzioni per via aerea». Le indicazioni generali dell’Oms invece per la prevenzione dall’aviaria raccomandano, come abbiamo già imparato con il Covid-19, «lavaggio regolare con corretta asciugatura delle mani; coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, utilizzare fazzoletti monouso e smaltirli correttamente; autoisolamento immediato in caso di febbre e sintomi simil influenzali; evitare il contatto ravvicinato con persone malate; evitare di toccarsi occhi, naso e bocca».