Continua a salire la preoccupazione per la diffusione dell’aviaria soprattutto negli Usa, mentre l’UE decide di giocare d’anticipo firmando un maxi-contratto con la Pfizer per fare scorta di vaccini. Il pensiero, come al tempo del Covid, è rivolto soprattutto alla tutela delle persone più fragili. Ma nonostante si continui a dire che per la salute umana non ci siano sostanziali pericoli l’allerta resta comunque alta.



In Usa, come si apprende da Adnkronos, il numero di allevamenti bovini infetti è triplicato nelle ultime 5 settimane. Così come sono aumentati anche i contagi sulle persone. Ad oggi sono 500 i soggetti americani sotto osservazione perchè manifestano i sintomi da aviaria. Tutti questi dati sono stati forniti di recente e diffusi dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione del periodico incontro con la stampa.



RASSICURAZIONI DALL’OMS SULL’AVIARIA

Abituati agli allarmismi in tempo di pandemia appena sentiamo parlare di virus già si è portati a temere il peggio. L’OMS invece sembra smorzare le ansie frenando su ogni possibile allarme generale e rassicurando: il virus non sembrerebbe infatti capace di diffondersi facilmente tra gli esseri umani. Alla luce di ciò il rischio per la salute pubblica può dirsi ancora oggi basso.

Il virus dell’influenza di origine animale si trasmette normalmente tra gli animali, senza comunque escludere che anche l’uomo possa infettarsi. L’influenza aviaria nell’uomo può causare anche malattie che vanno da una lieve infezione del tratto respiratorio superiore a malattie più gravi che possono anche essere fatali. Sembrerebbe trattarsi però di casi scarsamente diffusi e solo raramente degenerati in evoluzioni della malattia più importanti.