Simone Avincola ha già tanti meriti e non solo di aver conquistato Fiorello. Il giovane protagonista di Sanremo Giovani 2020 è riuscito a rientrare fra i 20 semifinalisti con la sua Un rider, prodotta con Leave Music, ed oggi, sabato 7 dicembre 2019, si esibirà a Italia Sì per conquistare un posto nell’ultimo step della competizione. Il cantautore romano è già al secondo disco e all’attivo delle collaborazioni più che importanti. Oltre a Canzone Stupida con Fiorello, ha inciso anche una versione unplugged di Io mi fermo qua con Riccardo Sinigallia, produttore fra gli altri dei Tiromancino e di Max Gazzè. Quello di Avincola però non è un nome inedito, visto che il pubblico social ha già avuto modo di trasformare in fenomeno virale il suo primo disco, Così canterò fra vent’anni. “Non mi ispiro a nessun autore”, dice a La Repubblica, “l’ispirazione la prendo da quello che mi gira intorno, dai personaggi che incontro quando la mattina vado a fare colazione al bar, dalle facce nascoste tra i vicoli dei quartieri popolari e da quelle sovraesposte tra le strade, il traffico e i cartelloni pubblicitari”. Riguardo al futuro però Avincola ha una visione drammatica, visto che il panorama musicale attuale non riserva grandi sorprese. “Credo che il cantautore non debba combattere contro questo sistema, ma seguire la sua strada facendo i conti con quello che c’è”, sottolinea.

Avincola, “Un rider”: un artista versatile

La versatilità fa parte della natura e della musica di Simone Anvincola, il cantautore di Un rider e semifinalista di Sanremo Giovani 2020. Spazia dall’hard rock al folk fino alle ballate più classiche, proponendo sempre pezzi diversi e distanti. “Sono stati i pezzi stessi, in un certo senso, a chiederci un vestito leggero quando soffrivano il caldo e una bella coperta pesante quando battevano i denti per il freddo”, dice a La Repubblica parlando del suo lavoro con Edoardo Petretti, il disco KM28 realizzato quattro anni fa. Al centro delle sue canzoni troviamo spesso la precarietà di una generazione allo sbando, quella dei trentenni, di sicuro dovuto al vivere in prima persona una situazione simile. Senza dimenticare Roma, un’altra delle grandi protagoniste del suo repertorio e non solo come sfondo. “Roma è una città meravigliosa e non solo per tutto quello che può regalare”, dice, “pulsa d’arte nell’underground. Tra i graffiti di centinaia di writers, rapper, ballerini e (certo) musicisti e cantautori. Allo stesso tempo purtroppo è schiava di un turismo forzato che tende a valorizzare ciò che è già ben valorizzato e a coprire con uno strato di polvere ciò che invece potrebbe dare davvero un punto di svolta a ciò che è arte oggi e che potrebbe anche creare moltissimi posti di lavoro”.

L’esibizione a Italia Sì