LORENZO FONTANA, GLI ATTACCHI E LA “NON DIFESA” DI AVVENIRE
Mentre i dissidi e gli accordi interni al Centrodestra proseguono nella narrazione politica attuale, non si placano le polemiche sull’elezione di Lorenzo Fontana a Presidente della Camera: in particolare il suo curriculum politico da liberale cattolico e convinto pro life, e il suo discorso con forti riferimenti alla tradizione cattolica, hanno fatto alzare le polemiche dal campo del centrosinistra e dell’associazionismo LGBTQ+. Da Fontana il tema si è poi allargato al rapporto dei cattolici in politica in questo secondo millennio inoltrato: ieri l’intervento del Presidente della CEI Card. Zuppi, oggi la “replica” a distanza del Presidente della Pontificia Accademia per la Vita Mons. Paglia. Il tutto viene discusso sul quotidiano dei vescovi italiani, “Avvenire” con uno scambio di lettere fra un lettore e il direttore del quotidiano Marco Tarquinio. Scrive in una lettera Giampaolo Zapparoli: «credo anche che di fronte al “politicamente corretto” ci sia il dovere di esprimere pienamente il proprio credo, la testimonianza che siamo amati da Dio. Non mi piace il non distinguersi come testimoni di ciò in cui si crede di fronte a chi urla dalle finestre e dai balconi la propria negazione della vita, del bene, della pace non si può stare in silenzio».
Il riferimento del lettore è al dialogo avuto dallo stesso Tarqunio con l’ex vicepresidente della Camera Dellai che reputava negative a livello politico le citazioni religiose fatte da Fontana nel suo discorso di insediamento a Montecitorio. “Avvenire” risponde con il suo stesso direttore specificando come Dellai abbia in realtà criticato «l’azione apolitica passata» e il commento di Salvini che nel difendere il suo numero 2 ha dichiarato «non è certo una colpa essere cattolico». Secondo il direttore del quotidiano della CEI ci sono due tendenze da cui prendere “distanze”: «una certa strumentale visione (soprattutto di destra) “trono e altare” , dall’altra una visione (soprattutto di sinistra) basata sul “mantra dei diritti individuali senza se e senza ma”».
TARQUINIO (AVVENIRE): “CATTOLICI IN POLITICA, SERVONO ANCHE I FATTI”
Il punto però di massima critica esercitata da Tarquinio sul Presidente della Camera Lorenzo Fontana, seppur non “diretta”, arriva quando ancora nella stessa lettera di risposta il direttore di “Avvenire” scrive «prendo una sottolineatura che – i lettori come lei lo sanno – mi è specialmente cara: la testimonianza cristiana – come del resto ogni altra testimonianza ispirata da ideali alti e solidi – è “coraggio delle parole”, ma è insieme “coerenza delle azioni”». Se Zuppi poneva in essere la distinzione tra «cattolici in politica» e «testimoni in strada», Mons. Paglia ha ribadito nella sua intervista a “Il Giornale” come «chi difende la famiglia non si oppone al progresso» ma anzi «Non dimentichiamo che la fede si propone, non può mai essere imposta. Dio vuole essere amato, prima che obbedito. È auspicabile, in questo tempo in cui si torna ad assistere alla tragedia della guerra in Europa e davanti a sfide enormi, una presenza dei cattolici nella vita civile e politica più efficace e incisiva. I cristiani abitano nel mondo ma non appartengono alla mentalità mondana: per questo possono rappresentare una via alternativa che trova la sua radice nel Vangelo».
Tarquinio in sostanza dice che il cattolicesimo rappresentato in politica da Fontana (e allargheremmo la critica del direttore a tutta la Lega, ndr) è lontano dall’idea di una testimonianza «sui fatti»: «è possibile e riconoscibile il famoso bene comune (che magari, alla fin fine, comincia col non fare sistematicamente a pezzetti il bene, per scegliersi il pezzetto più comodo da masticare…). A mio parere, poi, il primo realistico requisito del bene politicamente realizzabile è che esso sia fraterna espressione dell’amore cristiano, cioè – in termini laici – di una solidarietà libera, attiva ed efficace soprattutto per i più deboli e i meno garantiti», conclude il direttore Tarquinio, di fatto bocciando il discorso (e l’uomo politico) Lorenzo Fontana, prima ancora che lo stesso eserciti il suo ruolo da Presidente dei deputati.