La Giunta dell’Unione delle Camere penali ha avanzato alcune proposte per la riforma della magistratura: si legge su Agi, e viene riportato un comunicato emesso dai penalisti in risposta alle intercettazioni di Perugia, che vedono protagonista il magistrato Luca Palamara. All’indomani delle prime pubblicazioni, la Giunta aveva già ammonito “di quanto fosse illusorio pensare di liquidare ciò che già andava con chiarezza emergendo, come un isolato episodio di malcostume di qualche singolo magistrato”. Di conseguenza erano stati convocati Gli Stati Generali dell’Ordinamento Giudiziario nei quali l’obiettivo indispensabile era quello di affrontare appunto una riforma della Giustizia, andando a muoversi nel territorio della riforma dell’ordinamento giudiziario. Adesso, si legge nella nota, la denuncia di quei tempi ha avuto “piena e definitiva conferma” e si sta assistendo alla crisi della Magistratura italiana “che non ha precedenti nella sua storia”.
AVVOCATI CHIEDONO RIFORMA MAGISTRATURA
Secondo la Giunta dell’Unione delle Camere, le intercettazioni di Perugia confermano che Procure della Repubblica e Ministero di Giustizia sono “i luoghi del potere giudiziario che interessano e contano, ed intorno ai quali si affannano e si impegnano senza tregua i vertici politici della magistratura italiana”; la denuncia riguarda proprio il fatto che questi uffici abbiano raggiunto un potere senza precedenti andando a scavalcare la figura stessa del Giudice, che dovrebbe interpretare il ruolo più alto e più forte della funzione giurisdizionale. Si dice anche che i magistrati del Pubblico Ministero, pur rappresentando “nemmeno il 20% dell’intera Magistratura italiana”, governano di fatto l’Associazione Nazionale Magistrati e questo, secondo i penalisti, rappresenta la fotografia più nitida della “autentica anomalia democratica e costituzionale”.
Da qui allora la necessità di risolvere la cosa, proponendo alcune riforme: innanzitutto, si legge, la separazione delle carriere tra magistrati della Pubblica Accusa e Giudici, così da prevedere due separati Consigli Superiori di Magistratura così che la Magistratura Giudicante riabbia quell’indipendenza che oggi le è negata. Poi, l’abrogazione delle norme e il divieto delle prassi “che consentono il distacco di Magistrati presso i Ministeri, ed in primo luogo presso il Ministero di Giustizia”. La nota la indica come anomalia “scandalosa che non ha eguali nel mondo”, una sovversione del principio cardinale di ogni democrazia politica e cioè la separazione dei poteri. Si dice anche che, attraverso l’occupazione massiccia e diffusa dei ruoli chiave del Ministero di Giustizia, gli uffici di Procura governano la giurisdizione e “condizionano la politica giudiziaria dell’esecutivo”; la nota si chiude sostenendo che “è finito il tempo delle ipocrisie, delle anime belle e dei sepolcri imbiancati”.