Molti partiti in Europa sono disposti a sacrificare i valori occidentali pur di compiacere il loro elettorato. Di questo è convinta Ayaan Hirsi Ali, condannata a morte con una fatwa nel 2004 per aver scritto la sceneggiatura del film Submission, del regista olandese Theo Van Gogh, ucciso in strada ad Amsterdam da un immigrato marocchino che ha lasciato una lettera di cinque pagine con minacce ai governi occidentali e agli ebrei e la fatwa per Ayaan. Quest’ultima sulle colonne di Unherd parla del “ricatto multiculturale” in atto in Europa. Parte dalla sua esperienza, visto che nel 2005 era deputata in Olanda: apparteneva al VVD di centrodestra, che voleva conquistare parte della popolazione musulmana ad Amsterdam. «Nella speranza di facilitare questo compito, il gruppo strategico ha anche lanciato una richiesta particolare: che io rimanessi in silenzio su tutte le questioni legate all’Islam, almeno fino a dopo le elezioni. Poi sono andati anche oltre e mi hanno chiesto di dichiarare pubblicamente che l’Islam è una religione di pace».



Ma Ayaan Hirsi Ali, che poi si è convertita al cristianesimo, si è opposta, «perché rifiutarsi di mettere in discussione la minaccia dell’islamismo non era esattamente una tattica politica astuta». Invece, propose di «incoraggiare le minoranze musulmane a integrarsi e ad abbracciare i valori olandesi». La sua linea non passò, il partito perse le elezioni e non si fermò a riflettere. Ma per Ayaan Hirsi Ali il problema riguarda tutto l’Occidente, dove «la forza di frattura dell’islamismo sta facendo scricchiolare tradizioni politiche un tempo potenti».



“PFALSE PROMESSE DEI POLITICI SUL MULTICULTURALISMO”

Ayaan Hirsi Ali cita la Francia, in particolare Emmanuel Macron che ora sta «facendo del suo meglio per parlare duro nei confronti dell’Islam nel tentativo di recuperare quella parte di autorità politica che non ha speso». Un lusso che i democratici in Usa non possono permettersi, infatti «cominciano già a insinuarsi le preoccupazioni che potrebbero perdere le elezioni di quest’anno se i sostenitori filo-palestinesi mobilitati da islamisti ben organizzati restassero a casa negli stati indecisi». Ma anche il Regno Unito deve fare i conti con l’islamismo. «Questo non è più il paese che conoscevo. Gli islamisti stanno costringendo la Gran Bretagna a sottomettersi», ha dichiarato sul Telegraph l’ex ministro dell’Interno britannico Suella Braverman.



Per la politica, scrittrice e attivista somala naturalizzata olandese «ciò che manca, tuttavia, è la comprensione dell’origine di questo pregiudizio così spesso: non è solo il prodotto di una politica universitaria attivista de-colonizzatrice, ma della volontà del partito di compiacere i suoi elettori islamici». Un fenomeno diffuso in Europa, riconosciuto anche dal giornalista Christopher Caldwell, che nel 2009 aveva osservato come l’immigrazione di massa di musulmani stesse alterando la cultura europea. Spiegava, infatti, che quei nuovi arrivi non migliorano lo spirito delle città europee, ma lo soppiantano, venendo però liquidato come uno xenofobo allarmista. «Prendendo atto del suo trattamento, i leader politici europei hanno continuato a venderci false promesse sul multiculturalismo, senza rendersi conto che, così facendo, stavano permettendo a questo processo di islamizzazione di mettere radici», scrive Ayaan Hirsi Ali.

“USA HANNO CREATO SEMI DEL CAOS, EUROPA LI HA FATTI FIORIRE”

Questa spirale discendente non è attribuibile agli Stati Uniti, anche se ha dato vita al mantra del multiculturalismo. Per Ayaan Hirsi Ali, se gli Usa «ha creato i semi del caos odierno, il clima europeo gli ha permesso di fiorire». Inoltre, non ritiene che sia una coincidenza il fatto che «l’ondata di islamismo in Europa sia avvenuta proprio mentre la scristianizzazione del continente cominciava a prendere piede». Per l’attivista convertita al cristianesimo questo fanatismo è cresciuto di pari passo con il vuoto spirituale che è emerso. «Di fronte all’arrivo di una nuova comunità con un sistema di credenze così forte, le élite politiche europee hanno cercato rifugio nel debole bigottismo delle basse aspettative».

Di fatto, gli immigrati musulmani sono stati avvolti «in una retorica di vittimismo». Eppure, quando il terrorismo jihadista ha iniziato a diffondersi in Europa, nel 2001, i sondaggi mostravano che la maggior parte dei musulmani sosteneva in silenzio il sistema di credenze che giustificava i terroristi. Nel frattempo, «accademici e think tank si sono messi in fila per produrre risultati rassicuranti minimizzando il numero di migranti musulmani», mentre gli attacchi islamici in Europa e Occidente crescevano.