Era il 1 maggio 1994 quando Ayrton Senna, nella sua monoposto, perse la vita a Bologna. Anche nella terza prova del mondiale, il Gran Premio di San Marino, il pilota brasiliano conquistò la pole position, la terza di fila. Le prove erano iniziate in malo modo il venerdì con l’incidente di Rubens Barrichello alla variante bassa e poi il sabato con l’incidente mortale di Roland Ratzenberger: l’austriaco, uscito fuori pista alla curva Villeneuve, morì il 30 aprile in ospedale a Bologna, sette minuti dopo essere arrivato nella struttura. Una tragedia che segnò lo stato d’animo di Ayrton, che nell’auto monoposto mise la bandiera austriaca, pensando di sventolarla in caso di vittoria in segno di solidarietà con il collega deceduto.



Ayrton Senna: com’è morto? Ripercorriamo la dinamica dell’incidente

Come è morto Ayrton Senna? Succede tutto il giorno dopo, al 7° giro, scì di pista ad altissima velocità alla curva del Tamburello, a causa del cedimento del piantone dello sterzo recentemente modificato. La vettura, secondo successivi rilievi, era ingovernabile per il pilota che riuscì solamente a frenare ma non a evitare il muro a bordo pista. L’impatto fu devastante e coinvolse la parte anteriore destra della monoposto: a renderlo ancora più tremendo fu un gradino d’asfalto coperto d’erba all’ingresso della via di fuga. Questo permise alla vettura di sobbalzare facendole conservare la velocità.



Dopo l’uscita dalla pista, il puntone della sospensione anteriore destra della monoposto che guidava Ayrton Senna, si spezzò e penetrò nella visiera del casco del pilota. Questo provocò al brasiliano lo sfondamento della regione frontale destra, causandogli gravissime lesioni. Una volta arrivati in pista i soccorsi, Senna respirava ancora autonomamente ma era entrato in coma, avendo perso molto sangue. Presentava inoltre una midriasi estrema, segno di grave compromissione cerebrale. I primi soccorsi gli furono prestati in pista: gli fu praticata una tracheotomia d’urgenza. Fu poi trasportato via elisoccorso al trauma center di riferimento, all’Ospedale Maggiore di Bologna, accompagnato dal rianimatore Giovanni Gordini.



Ayrton Senna, la morte senza mai aver ripreso conoscenza

Una volta giunto a Bologna, il pilota venne ricoverato nel reparto di rianimazione. Il danno più rilevante, secondo i medici, era il trauma cranico provocato proprio dal puntone della sospensione. Senna fu così dichiarato in morte cerebrale, ma tale condizione clinica non fu sufficiente per dichiararne la morte. Per questo il brasiliano fu trasferito all’ospedale Bellaria, specializzato in neurochirurgia, per tentare un intervento al cervello. Le lesioni diffuse, però, lo resero impossibile e ogni sforzo fu vano: Senna morì alle 18:40 senza aver mai ripreso conoscenza.

Morte Ayrton Senna: “Aveva il viso tumefatto…”

Nel documentario “Gioco Sporco”, nella puntata dedicata alla morte di Ayrton Senna, interviene anche Domenico Salcito, Direttore del servizio medico Autodromo di Imola dal 1975 al 2006: “Di fianco alla macchina c’era un mio collega che cercava di sciogliere il sottogola del casco di Senna, ma non ci riusciva. Con la coda dell’occhio ho visto del sangue da sotto al casco e così l’ho estratto a braccia dall’abitacolo. Ayrton aveva il viso tumefatto, sembrava squassato”.

Intervistato da Formula1.it, Leonardo Senna, fratello minore di Ayrton, ha raccontato che la famiglia ha sempre avuto dubbi sulla dinamica dell’incidente: “Non possiamo essere sicuri di ciò che è successo, ma c’è stato un problema, una rottura dello sterzo. Hanno fatto alcuni interventi nella scatola dello sterzo e infelicemente c’è stata questa rottura che ha causato l’incidente. Sfortunatamente non c’è stata una sanzione per nessuno, ma non avevamo più altri tentativi da fare”.