COM’È MORTO AYRTON SENNA? OGGI 30 ANNI DALLA TRAGEDIA DI IMOLA

Sono già passati 30 anni dalla morte di Ayrton Senna: una tragedia di cui si parla ancora oggi come se fosse successo ieri, per la grande portata del campionissimo di Formula 1 e perché quello spaventoso incidente di Imola, nel corso del Gp di San Marino (che era il terzo della stagione) è ancora ammantato di mistero per le reali dinamiche che occorsero. La cronaca dei fatti, in sé, è anche semplice: il weekend di Imola fu immediatamente funestato da difficoltà in pista. Il venerdì l’incidente toccò a Rubens Barrichello, fortunatamente senza conseguenze, ma il sabato sul circuito morì Roland Ratzenberger. Senna era già rimasto parecchio provato quattro anni prima, quando in Spagna Martin Donnelly era andato a un passo dalla morte per un bruttissimo incidente nelle qualifiche (sarebbe sopravvissuto, ma senza più poter gareggiare); già all’epoca si era fatto qualche domanda sulla pericolosità delle corse, ma si era detto che era una cosa che amava e non l’avrebbe abbandonata.



Dunque il primo maggio 1994 Ayrton Senna salì sulla sua Williams per il Gp San Marino: si sarebbe scoperto più tardi che aveva portato nell’abitacolo una bandiera austriaca, da sventolare in caso di vittoria per onorare Ratzenberger. Va ricordato che nei primi due Gran Premi il campione brasiliano, al primo anno con la nuova scuderia, era stato costretto a due ritiri ed era poco soddisfatto della sua Williams, che riteneva difficile da guidare; al comando del Mondiale di Formula 1, con due vittorie in altrettante gare, c’era il rampante Michael Schumacher su Benetton. Anche per provare a migliorare le cose, nella notte tra il sabato e la domenica Senna avrebbe richiesto di modificare il piantone dello sterzo, allungandolo per migliorare visibilità della strumentazione e guida, visto che le nocche toccavano l’abitacolo.



LA MORTE DI SENNA

Fu quello, si disse poi e per le rilevazioni effettuate, a causare la morte di Ayrton Senna: la gara vide l’entrata immediata della Safety Car per un incidente al via, ripartenza al settimo giro e due tornate più tardi Senna uscì di strada ad altissima velocità alla curva del Tamburello, impattando il muro. Il famigerato piantone si staccò, perché la saldatura non resse le sollecitazioni della Williams; qualcuno disse invece che la saldatura tenne ma il piantone si spezzò, questo però solo dopo l’impatto. Ad ogni modo la vettura di Senna, già velocissima, non rallentò nonostante la frenata del brasiliano, anche a causa di uno scalino posto sull’erba.



La lesione più grave fu il trauma cranico causato dallo stesso piantone, che perforò il casco del brasiliano. All’arrivo dei soccorsi Senna respirava autonomamente ma era già in coma; la morte venne dichiarata alle 18:40 di domenica 1 maggio, anche se di fatto cerebralmente il campione non c’era già più. Ci lasciava così un grandissimo pilota, da molti considerato il più forte di tutti i tempi; la tragedia avrebbe poi portato anche un’indagine agli organizzatori del Gp San Marino in tema di sicurezza, così come alla modifica di almeno il 70% del tracciato, ma questa è un’altra storia.