Ayrton Senna, pilota brasiliano ricordato come uno dei più grandi di tutti i tempo e figura iconica della Formula 1, morì in un tragico incidente avvenuto sul circuito di Imola il 1 maggio 1994, oggi al centro della puntata di “Gioco Sporco” trasmessa su Italia 1. Quel weekend del Gran Premio di San Marino, importante occasione per Senna che voleva riprendere punti dopo una stagione partita sottotono, si trasformò in uno dei momenti più neri della storia della F1, non solo per la morte di Senna ma anche perchè da altri due terribili incidenti e un’altra vittima. Rubens Barrichello, pilota esordiente, il venerdì si schiantò contro le barriere di protezione a 225 km orari e miracolosamente riportò solo lievi fratture, mentre l’austriaco Roland Ratzenger durante le prove perse il controllo della vettura andando contro il muro di cinta, purtroppo morì sul colpo.
Ayrton Senna, già provato psicologicamente da questi due episodi, la domenica partì in pole position e dopo aver ripreso la gara al 5 giro in seguito ad una pausa, causata proprio da un altro incidente che coinvolse anche alcuni spettatori, cercando di mantenere la posizione guadagnata, al settimo giro si schiantò contro il muro di cinta. La velocità era di 211 chilometri orari e l’impatto fu fatale per il pilota. I soccorsi infatti arrivarono immediatamente ma capirono subito che la situazione era molto grave. Le fratture al cranio causate dal distacco della gomma furono fatali e Senna venne dichiarato morto alle 18.40 dopo essere stato trasportato d’urgenza all’Ospedale Maggiore di Bologna.
Il processo giudiziario per stabilire le responsabilità sulla morte di Ayrton Senna
In 13 anni di indagini sull’incidente a Imola che causò la morte di Ayrton Senna, sono state stabilite alcune responsabilità dai tribunali ma sono anche rimasti molti misteri e verità mai rivelate in merito alle vere condizioni della pista e del veicolo usato per la gara e alla mancata manutenzione dell’asfalto da parte degli addetti ai lavori. Dalla ricostruzione delle dinamiche che portarono allo schianto, una volta scartata la pista dell’errore o malore, i giudici seguirono due ipotesi. La prima proprio riguardante la pista e lo stato dell’asfalto, la seconda sul cedimento di alcune strutture della Williams FW16. Seguì una vicenda giudiziaria che iniziò nel 1997 e terminò nel 2007 chiamata all’epoca “il processo sportivo del secolo“, che non fu di facile risoluzione tra accuse, difese assoluzioni e condanne.
I giudici ritengono credibile l’ipotesi delle modifiche sul veicolo e quindi le accuse si concentrano su Frank Williams, Patrick Head e Adrian Newey, dirigenti e progettisti del team Williams, colpevoli di aver apportato modifiche alla colonna dello sterzo, che poi avrebbero provocato la rottura del piantone, impedendo a Senna di sterzare correttamente in curva. Una volta stabilita nel corso degli anni l’innocenza di Williams e Newey, si conferma la responsabilità di Patrick Head per aver “male eseguito e progettato le modifiche sullo sterzo di Ayrton Senna”. Tuttavia contro Head non fu possibile procedere a condanna perchè il reato nel frattempo era diventato “estinto per prescrizione“.