Il corridoio di Lachin ancora bloccato dagli azeri. Con i 120mila abitanti armeni del Nagorno-Karabakh in condizioni sempre più drammatiche, tanto da far temere una carestia per l’inverno. E ora anche le voci di guerra imminente. I soldati dell’Azerbaijan sono stati ammassati sul confine e nella martoriata area vicino all’Armenia c’è il rischio che scoppi l’ennesimo conflitto. Gli armeni, abbandonati dai russi, cominciano a guardare con maggior favore alla situazione dell’Ucraina. E hanno in vista un’esercitazione militare con gli americani.
Una situazione complicata, racconta Pietro Kuciukian, attivista e saggista italiano di origine armena, console onorario dell’Armenia in Italia, che potrebbe portare realisticamente a un conflitto. Nel Caucaso, d’altra parte, si concentrano gli interessi di molte nazioni: la Russia, che mostra qualche difficoltà a tenere legate a sé le nazioni che nell’era sovietica facevano parte del suo territorio, ma anche gli Usa, l’Europa, la Turchia e Israele.
Qual è la situazione attuale nell’area intorno al Nagorno-Karakakh?
Le forze azere si stanno concentrando nella parte Ovest dell’Armenia, c’è la possibilità di un attacco. Anche Israele ha mandato dei carri con armi. La situazione è preoccupante. L’Armenia si è stancata del mancato intervento della Russia e guarda all’Europa e agli Usa.
Ci parli del corridoio di Lachin.
Il corridoio, che collega l’Armenia con il Nagorno-Karakakh, è bloccato. Ci sono due convogli umanitari e molti camion che non riescono a entrare. La popolazione è allo stremo: hanno chiuso elettricità e acqua. Sopravvivono con le poche produzioni locali, ma con l’inverno saranno in estrema difficoltà, al limite della carestia. Si parla già di genocidio per l’impossibilità di portare aiuti.
Dal punto di vista politico-militare, invece, cosa sta succedendo?
Gli azeri hanno spostato le truppe verso il confine e attaccano continuamente a Est: ci sono cecchini e mortai che sparano. Finora sono solo scaramucce, ma si sta preparando qualcosa di più grave.
L’Azerbaijan ha dalla sua parte la Turchia, storico nemico armeno, ma anche Israele. Come mai Tel Aviv ha interessi nella zona?
I rapporti con Israele riguardano armi e petrolio. Ma non solo. Hanno una base in Azerbaijan in funzione anti-iraniana, anche questo è un elemento da tenere in considerazione.
L’Armenia, intanto, si è allontanata dalla Csto (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva), la comunità difensiva a cui apparteneva con la Russia. Perché si è sentita abbandonata dai russi?
Perché i 2mila soldati peacekeeper russi in Karabakh non hanno fatto nulla. Dovevano tenere aperto il corridoio che congiunge l’Armenia con la regione ma non hanno fatto niente. L’Armenia aveva chiesto a suo tempo l’intervento del Csto, in pratica ciò che è rimasto della Nato dell’Asia, quando c’è stato l’attacco degli azeri. Non si è mosso nessuno. Si è sentita tradita.
Questo succede perché la Russia ha interessi economici da difendere in Azerbaijan?
Per aggirare l’embargo la Russia fa passare il suo gas e il suo petrolio attraverso l’Azerbaijan. Non possono inimicarsi gli azeri. Sulla carta sono alleati anche con l’Azerbaijan, oltre che con l’Armenia.
Ora però gli armeni stanno cercando nuovi alleati?
Dall’11 al 20 settembre ci saranno delle esercitazioni militari congiunte alle quali parteciperanno armeni e americani. Gli statunitensi non saranno molti, qualche decina, ma è un inizio di collaborazione. Per questo Peskov, il portavoce di Putin, ha convocato l’ambasciatore armeno a Mosca per chiede spiegazioni su quello che sta succedendo. Fino a questo momento l’Armenia era schierata con i russi in relazione alla guerra in Ucraina, mentre adesso è disposta a fornire aiuti umanitari a Kiev. La moglie del presidente armeno è andata a Kiev per incontrare la moglie di Zelensky. C’è uno spostamento verso Ovest dell’Armenia dal punto di vista politico.
I russi hanno problemi solo con gli armeni o le loro difficoltà riguardano un po’ tutto il Caucaso?
Lavrov ha detto che gli ucraini starebbero progettando di colpire gasdotti e oleodotti nel Mar Nero. Inoltre il Kazakistan, Paese grande come l’Europa e ricco di risorse naturali (uranio compreso) che è stato un grande alleato della Russia, con Tokayev, il nuovo presidente, sta cambiando orientamento, sviluppando una politica non più così succube di Mosca. I problemi per i russi riguardano tutta l’area.
Ma perché l’Azerbaijan blocca il corridoio di Lachin e sembra orientato a un nuovo conflitto?
Gli azeri vogliono attaccare per prendersi una parte dell’Armenia e poter passare così dalla Turchia all’Azerbaijan senza problemi. Più che il Nagorno-Karabakh, a questo punto vogliono l’Armenia, tanto che Aliyev, il presidente azero, sostiene che l’Armenia non esiste: secondo lui non sarebbe altro che l’Azerbaijan occidentale.
Il presidente francese Macron si sta muovendo per cercare di evitare un peggioramento della situazione. L’Unione Europea, invece?
Macron si è sempre mosso, ha mandato anche aiuti umanitari, a questo punto però è l’Europa che si deve muovere. Oltretutto c’è una certa convenienza di tutto il mondo occidentale a utilizzare l’Armenia per congiungersi con l’Asia centrale, ricollegandosi a Paesi potenziali alleati dell’Occidente stesso.
Ma adesso il rischio che scoppi una guerra è reale o c’è ancora spazio per la diplomazia?
Purtroppo ci sono buone probabilità che la guerra inizi. La situazione politica ed economica della regione non è mai stata così difficile. Speriamo che la situazione si sblocchi. Anche la Russia potrebbe ancora intervenire…
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