Tutti parlano di altre guerre, discutendo sul destino dell’Ucraina, sulla possibilità che la Russia attacchi l’Europa, sul destino dei palestinesi a Gaza, senza accorgersi che un altro conflitto è all’orizzonte: quello tra l’Azerbaijan e l’Armenia, a causa delle rivendicazioni territoriali del presidente azero Ilham Aliyev. Un pericolo di cui i Paesi UE non sembrano rendersi conto, ma che, come spiega Pietro Kuciukian, attivista e saggista italiano di origine armena, console onorario dell’Armenia in Italia, è assolutamente reale. Tanto più alla luce delle dichiarazioni del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, secondo il quale l’Armenia sta provocando il collasso delle relazioni con Mosca, un tempo suo storico alleato. Il legame con i russi si è allentato proprio per gli affari della Russia con Baku riguardo al gas, che aggirando le sanzioni prende anche la via dell’Europa. E anche perché, in occasione della crisi del Nagorno Karabakh, i soldati di Putin, presenti come peacekeepers, non hanno mosso un dito per difendere gli armeni dagli attacchi azeri. Insomma, a tutti fa comodo avere buone relazioni con l’Azerbaijan, tanto da passare sopra ai rischi che corre l’Armenia.



Lavrov dice che l’Armenia si sta allontanando dalla Russia, sostenendo che “la missione dell’Unione Europea in Armenia si sta trasformando in una missione NATO”, accompagnata da contatti a livello militare con Norvegia, Canada e USA. È così o non è piuttosto il contrario, che cioè sia Mosca a non appoggiare più Erevan?



La Russia non è più intervenuta a sostegno dell’Armenia. Nell’ottobre 2023, in Nagorno Karabakh, aveva dei soldati che agivano come peacekeepers quando l’Azerbaijan ha attaccato, ma i russi non sono intervenuti. I rapporti tra Armenia e Russia si sono deteriorati nel tempo. Quando l’Azerbaijan attaccava i confini dell’Armenia, che non sono stati ancora definiti, Erevan ha chiesto l’intervento del CSTO, un accordo difensivo di mutua assistenza, che però non è scattato. Non c’è stato alcun intervento nel 2020 e neanche nel 2023. Alla fine, gli armeni hanno pensato bene di rivolgersi all’Occidente. La Francia ha già mandato aiuti militari e ci sono buoni rapporti anche con l’India.



Ma qual è il motivo delle rivendicazioni azere?

Ci sono quattro villaggi nella zona di Tavush che erano azeri. All’epoca della prima guerra del Karabakh, nel 1991, sono passati in mano armena. Nello stesso tempo, però, 47 villaggi armeni erano in Azerbaijan. Aliyev vuole di ritorno i villaggi azeri senza restituire quelli armeni. Il primo ministro Nikol Pashinyan si trova ora in condizioni di rischiare una guerra con gli azeri qualora non restituisse le quattro località. Una situazione molto delicata. Oltre tutto, siccome nell’aeroporto di Zvartnots (a Erevan) i controlli di polizia e della dogana erano in parte in mano russa, l’Armenia ha chiesto di ritirare quel personale perché non ha più una funzione.

Perché la Russia non protegge più l’Armenia, per curare quali interessi?

Il gas e il petrolio russo vengono convogliati nei gasdotti azeri, che arrivano anche in Italia. In barba alle sanzioni, noi continuiamo a ricevere e pagare gas russo.

Ma i contatti dell’Armenia con francesi e americani a che livello sono?

Sono ottimi, ma non sono solidi. Sono state fatte esercitazioni con gli USA, ma non vedevano molti soldati impegnati, solo 17. Una cosa simbolica. L’Armenia in questo momento dovrebbe difendersi da sola. Ma se prova a farlo, rischia di finire male. Dietro l’Azerbaijan c’è la Turchia; in una giornata fanno fuori tutta l’Armenia.

Ci vorrebbe un sostegno un po’ più consistente da parte dell’Occidente?

Speriamo, ma non mi sembra che sia in grado di fare nulla, come Europa, e l’America è lontana. C’è anche il Canada, ma se l’Azerbaijan si muove, prima che arrivino i rinforzi, non c’è già più l’Armenia. La guerra è un rischio reale: Aliyev è pesantemente armenofobico, dice che l’Armenia non esiste ed è solo Azerbaijan occidentale.

Ci sono in corso trattative per cercare di dirimere la questione?

Sì, si continua a negoziare incessantemente, ma per adesso nessuno sa dire su che cosa potrebbe basarsi un compromesso. Gli azeri insistono sempre anche per il corridoio Zangezur, quello che congiunge il Nakhichevan con l’Azerbaijan. Lo scopo alla fine è quello: tagliare l’Armenia in due e prendersi un corridoio che da Roma arriva fino in Cina, con passaggio obbligato in Armenia. Farebbe comodo a tutti, permettendo di arrivare nelle zone più ricche al mondo, in Kazakistan, in Kirghizistan, nel Turkmenistan. Il Kazakistan è grande come l’Europa ed è il Paese più ricco al mondo quanto a materie prime. Il progetto mondiale è quello di bypassare l’Armenia. Per questo il Paese è in pericolo grave, nessuno può proteggerlo. C’è solo una questione morale che prima o poi si dovrà porre. E di leggi internazionali.

E l’Europa, cosa fa?

Gli affari con l’Azerbaijan li fa tutta Europa. Già c’è stata una specie di pulizia etnica nel Karabakh. Adesso potrebbe succedere altro, sempre per via del gas. Ma è giusto?

In Nagorno Karabakh, intanto, non è rimasto più nessuno?

No. Dicono che gli azeri lo stiano occupando. Ma non ho prove concrete che sia così. Probabilmente è tornato qualche parente di coloro che se ne sono andati nel 1991. Lì distruggono edifici che potrebbero lasciare, come il parlamento di Stepanakert: era magnifico, ma lo stanno buttando giù e la stessa cosa sarebbero intenzionati a fare per la chiesa della città. Vogliono distruggere qualsiasi cosa ricordi il passato armeno.

(Paolo Rossetti)

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