Un’azienda di test anti Covid è finito sotto indagine nel Regno Unito con una pesante accusa: vende i tamponi con il Dna dei clienti. Si tratta della Cignpost Diagnostics, che non solo è azienda leader in tali test, ma è un fornitore approvato dal governo. Stando a quanto riportato dal Telegraph, dai documenti aziendali è emerso che aveva pianificato di analizzare i campioni e vendere le informazioni a terzi. Per questo è finita nel mirino del Garante della Privacy britannico. Il progetto però veniva giustificato spiegando che l’obiettivo è quello di “imparare di più sulla salute umana” e sviluppare nuovi farmaci e prodotti. Il problema, non di poco conto, è che i clienti che prenotavano i test tramite il sito Express Test, non erano chiaramente informati del fatto che i loro dati sarebbero stati usati per scopi diversi da quelli del mero test Covid. Invece è emerso che veniva chiesto loro di barrare una casella con cui si accetta una politica sulla privacy di ben 4.876 parole, legata ad un altro documento che delinea il “programma di ricerca” che sta facendo discutere.



IL DOCUMENTO FINITO SOTTO ACCUSA

Ma le informazioni mediche sono dati sensibili che possono essere analizzati solo tramite un esplicito consenso informato. L’azienda Cignpost Diagnostics, che fa pagare tra 35 e 120 sterline un tampone molecolare e che si stima abbia generato decine di milioni di sterline com profitto per i test diagnostici, nel suo foglio informativo sul “programma di ricerca”, aggiornato l’ultima volta il 21 ottobre, afferma che l’azienda conserva i dati tra cui “campioni biologici” e il “Dna ottenuto da tali campioni”, così come le “informazioni genetiche derivate dall’elaborazione del vostro campione di DNA […], utilizzando varie tecnologie come la genotipizzazione e il sequenziamento del genoma intero o parziale”. Inoltre, precisa che può condividere i campioni dei clienti e altre informazioni personali con “collaboratori” che lavorano con loro o in maniera indipendente, tra cui università e aziende private, precisando che “può ricevere un compenso” in cambio.



L’AZIENDA SI DIFENDE, MA PROGRAMMA “SPARISCE”

Stando a quanto riportato dal Telegraph, non è chiaro quanti campioni siano stati conservati da Cignpost Diagnostics o se siano stati effettivamente venduti o usati per qualche ricerca, ma dal giugno scorso pare abbia eseguito tre milioni di test. Nel documento in questione si spiega che i dati appartenenti a tutti coloro che forniscono un tampone sono conservati a tempo indeterminato. Dopo che è scoppiato il caso e che le sue attività sono finite nel mirino dell’Information Commissioner’s Office (ICO) e alla Human Tissue Authority, Cignpost ha rimosso i riferimenti al programma di ricerca dalla sua politica sulla privacy. ICO intanto ha confermato che c’è un’indagine. L’azienda intanto tramite le colonne del Sunday Times si è difesa spiegando che la sua attività “è in piena conformità con tutte le leggi relative alla privacy dei dati” e di aver “investito significativamente in sistemi e processi robusti per garantire la protezione dei nostri clienti”. Inoltre, in virtù del fatto che “stiamo testando i nostri clienti per una condizione potenzialmente grave, proteggere quei dati è fondamentale per la nostra organizzazione”.

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