Aziende Germania, l’ultimo monitoraggio dell’Istituto Leibniz per la ricerca economica di Halle in merito ai fallimenti e alle insolvenze non mostra dati confortanti. L’andamento infatti continua ad essere negativo, registrando una serie di record che non si raggiungevano dal 2016. A marzo infatti è stato superato il livello del 9% che era stato registrato a febbraio, e in un anno, cioè rispetto a marzo 2023, il tasso è del 35% in più e superiore al 30% della media dei livelli pre-Covid. Come evidenzia lo stesso ente di ricerca nel comunicato stampa, uno dei maggiori rischi di queste chiusure è quello della perdita di posti di lavoro e di conseguenza di un impoverimento della popolazione che resta senza stipendio.
A causa del fallimento di grandi aziende, sono già stati licenziati circa 11mila lavoratori solo nell’ultimo mese di riferimento. Cioè circa il 42% in più di dipendenti interessati dal rischio di perdere il lavoro rispetto al periodo pre coronavirus. L’Istituto è considerato tra i più autorevoli nel campo delle statistiche finanziarie e degli indicatori dell’andamento del mercato del lavoro e delle società, anche perchè i dati reali sono basati sul registro imprese e sugli annunci di insolvenza pubblicati dai tribunali.
Gerrmania, crisi aziende e fallimenti a livelli da record, ma aumenta anche carenza di manodopera specializzata
Germania, la crisi aziendale è a livelli record con una altissima percentuale di fallimenti e chiusure, anche di grandi gruppi e conseguenti danni al mercato del lavoro che aumentano i licenziamenti. Come riporta la ricerca dell’ultimo periodo dell’Istituto Leibniz per la ricerca economica di Halle, l’unico segnale positivo di leggera ripresa è dato dal fatto che le previsioni delle insolvenze sono per il futuro in diminuzione. Questo perchè nella tendenza complessiva da gennaio a marzo sono lievemente migliorate.
I dati presi in esame però comprendono anche le piccole imprese e gli autonomi, che non incidono in maniera netta sull’economia nazionale. Questo perchè i posti di lavoro sono concentrati per il 90% nei grandi gruppi e quindi, nonostante la perdita in alcuni settori dovuta alla chiusura, in altri invece, ci sono evidenti carenze di manodopera specializzata. Per questo, come sottolinea l’Iwh, anche se la situazione è grave, non ci sarà un impatto negativo sulla disoccupazione, perchè i lavoratori potrebbero essere reimpiegati in altre aziende, pertanto: “il rischio di disoccupazione e di perdita di reddito a lungo termine dopo il fallimento del datore di lavoro è attualmente limitato” .