L’avvocato di Azouz Marzouk è stato intervistato stamane in diretta televisiva da Storie Italiane. “L’idea di Azouz da tanti anni la sappiamo, è stato processato anche per calunnia per aver chiesto qualche anno fa di riaprire il procedimento ritenendo che fossero false le dichiarazioni di Rosa e Olindo. Oggi è la seconda puntata, sta parlando la difesa, gli argomenti sono stati proposti in maniera indiscutibili, i nuovi elementi di prova devono essere letti per forza, questo è quanto ci dice la giurisprudenza”. C’è la speranza che si faccia su una perizia? “La difesa di Rosa e Olindo nel proporre la revisione ha richiesto svariate prove, qualora la corte d’appello volesse ammetterne una o più questo potrebbe aprire la strada a rivisitare elementi di prova passati e forse consentire un nuovo giudizio e una nuova prospettiva”.
Sui Castagna e Marzouk: “Il rapporto riguarda lui, ma la famiglia Castagna non è stata dura, ha ritenuto di essere stata diffamata, quella sentenza che è una pena altissima rispetto al reato della diffamazione l’ha data un giudice non la famiglia Castagna, c’è un ottimo rapporto con la famiglia, sulla posizione della revisione abbiamo posizioni differenti, ma è così da anni”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
AZOUZ MARZOUK, REVISIONE PROCESSO STRAGE DI ERBA “LA MIA BATTAGLIA È PER TUTTI, TANTISSIME COSE NON TORNANO”
C’è anche Azouz Marzouk a Brescia, per la seconda udienza in Corte d’Appello nella quale la difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano parlerà delle nuove prove per la revisione del processo sulla strage di Erba. Il tunisino, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef morti nel massacro dell’11 dicembre 2006, è convinto che i suoi ex vicini di casa condannati all’ergastolo siano innocenti e poco prima di entrare in aula ha affidato ai cronisti un breve commento a ribadire la sua tesi.
“Conduco questa battaglia per tutti – ha affermato davanti al tribunale –, non posso dire se ho avuto nemici, ho vissuto in pace con tutti. Ho visto il percorso di questi anni, ho letto le carte che confermano che qualcosa non va, sono tantissime le cose che non tornano“. Azouz Marzouk fu il sospettato della prima ora dopo la mattanza consumata nella corte di via Diaz, ma il suo alibi di ferro lo estromise velocemente dal cono investigativo: quel giorno si trovava in Tunisia. Da anni ripete di non credere alla colpevolezza dei coniugi ed è sicuro che i tre gradi di giudizio abbiano consegnato alla storia una ricostruzione sbagliata degli eventi, con la conseguenza di un errore giudiziario cucito sulla pelle di Rosa Bazzi e Olindo Romano. Dello stesso parere non solo la difesa della coppia, ma persino il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser che, per primo e con un’azione senza troppi precedenti nella storia, ha chiesto la revisione del processo.
Strage di Erba, Cuno Tarfusser sulla condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano: “Impianto traballante”
Intervistato dall’inviata della trasmissione FarWest di Salvo Sottile, il sostituto pg Tarfusser ha ribadito la sua convinzione: su Rosa Bazzi e Olindo Romano non c’è prova sufficiente a dichiararne la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. L’impianto accusatorio e gli elementi portati a carico della coppia fino a sentenza di condanna definitiva all’ergastolo, secondo il magistrato, sono “traballanti” e costellati di criticità che rendono verosimile lo scenario di un clamoroso errore giudiziario.
Nelle 58 pagine della sua istanza di revisione del processo, Tarfusser ha condensato tutto quello che non torna nel caso e ha chiesto che la giustizia riapra tutto ammettendo le nuove prove prodotte dalla difesa dei coniugi. “Secondo me c’è qualcosa che non va, che va riconsiderato. Adesso c’è il processo e io confido che all’esito venga fatta giustizia, quella con la ‘G’ maiuscola. Cosa mi ha spinto a credere che la colpevolezza di Rosa Bazzi e Olindo Romano non sia stata provata al di là di ogni ragionevole dubbio? Il cuore di tutto sono le tre prove che apparentemente avrebbero inchiodato i due. Prove che presentano delle gravissine criticità“. Si tratta dei cosiddetti “capisaldi” dell’accusa: il riconoscimento di Olindo Romano da parte dell’unico sopravvissuto, il supertestimone Mario Frigerio, la macchia di sangue di Valeria Cherubini sul battitacco dell’auto dello stesso Romano (che fu l’unica prova scientifica nell’architettura di elementi sostenuti dall’accusa) e le confessioni dei coniugi (poi ritrattate e, secondo la difesa, estorte con metodi di interrogatorio lontani anni luce dai protocolli necessari per non influenzare un indagato). “Spero che siano arrestati i veri colpevoli“, ha concluso Marzouk.