Sono trascorsi tredici anni da uno dei delitti italiani più efferati del Terzo Millennio, noto alle cronache come la strage di Erba, nella quale sono state uccise quattro persone. Azouz Marzouk è l’uomo che ha subìto il lutto più grave: ha perso in un colpo solo sua moglie, suo figlio e sua suocera, finiti dagli assassini a sprangate e a coltellate. Chi è stato a commettere l’omicidio? Secondo la giustizia, non ci sono dubbi: sono stati Rosa Bazzi e Olindo Romano, la coppia di coniugi ribattezzata con il nome “i vicini di Erba”. Una versione che, tuttavia, non convince appieno lo stesso Marzouk, anzi: non lo convince per nulla. Tanto che, nonostante dopo quegli anni difficili sia riuscito a riprendere in mano la sua vita e a costruirsi una nuova famiglia in Tunisia con una nuova consorte italiana e tre figlie femmine, ha deciso di fare ritorno nel Belpaese per fare i conti con il passato e portare finalmente a galla quella che lui crede sia la verità. Intervistato dalla trasmissione televisiva “Le Iene”, Marzouk si è commosso nel rivedere dal vivo i luoghi della strage: la strada, la casa, la corte di via Diaz. “Sto malissimo, non riuscirei a entrare nell’abitazione”, ha dichiarato.
AZOUZ MARZOUK: “ROSA E OLINDO INNOCENTI”
E dire che Marzouk avrebbe potuto proseguire tranquillamente la sua “seconda” vita, lasciandosi alle spalle i reati di droga che l’avevano condotto in carcere prima e dopo la strage di Erba. Invece no. Ha voluto essere nuovamente in Italia per trovare i veri assassini. “Secondo me – ha dichiarato a ‘Le Iene’ –, Rosa e Olindo erano solo due persone perfette per chiudere in fretta le indagini e basta”. Così, Marzouk ha richiesto dapprima la revisione del processo sostenendo che i coniugi si fossero autoaccusati ingiustamente, che la Procura generale di Milano gli ha negato. Non solo: Azouz è adesso a processo per calunnia e dovrà presentarsi in tribunale, ma la cosa non lo preoccupa affatto. “Sono felice, perché sarò assalto. Ho in mano alcuni elementi pronti per essere depositati, che dimostreranno la veridicità delle mie affermazioni e consentiranno la riapertura del caso”. Effettivamente, alcune incongruenze non sono mai state risolte, a cominciare dalla mancanza di segni tangibili della presenza di Rosa e Olindo sulla scena del crimine e di tracce ematiche all’interno della loro dimora. “La vita va avanti per tutti, ma mia moglie, mio figlio, mia suocera e anche la mia vicina di casa hanno diritto di avere giustizia. Io non mi fermo”. Clicca qui per vedere il video de “Le Iene”.