L’Italia vive ore e giorni di tensione per la risalita dei contagi, all’interno delle scuole si discute ancora di banchi non arrivati, cattedre vacanti e protocolli che non sempre funzionano in termini di tamponi e tracciamenti: però in Parlamento la “notizia” del giorno dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina riguarda la centralità della canzone “Bella Ciao” nel panorama della cultura italiana. La titolare della Scuola è intervenuta al question time della Camera dopo l’interrogazione del deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente di Montecitorio, Fabio Rampelli, circa le ultime notizie di cronache degli scorsi giorni. «Il brano ‘Bella Ciao’ è parte del patrimonio culturale italiano, noto a livello internazionale, tradotto e cantato in tutto il mondo. È un canto che diffonde valori del tutto universali di opposizione alle guerre ed agli estremismi», spiega la Ministra Azzolina replicando alle critiche del deputato FdI. Poco prima infatti Rampelli aveva segnalato come presso le scuole medie dell’istituto Ottaviano Bottini di Piglio, l’insegnante di musica «ha assegnato da eseguire “Bella Ciao” simbolo della Liberazione che abbiamo festeggiato il 25 aprile, ignorando che, mentre tale data rappresenta oggettivamente la liberazione dell’Italia dalla dittatura e dall’occupazione nazista, l’inno partigiano è divisivo perché rappresenta –appunto– una parte politica ben definita, purtroppo protagonista anche di violenze efferate e ingiustificate, anche nei confronti di civili, preti, donne e bambini».



BELLA CIAO E LO SCONTRO ALLA CAMERA

La docente ha sporto denuncia per minacce ricevute da un post di Fratelli d’Italia di Piglio – che definiva il far cantare Bella Ciao a dei 13enni «inaccettabile» – e su questo Rampelli è tornato oggi alla Camera riportando il contenuto di quel post che chiedeva alla scuola di assegnare agli alunni «anche un compito sui loro coetanei Giuseppina Ghersi, stuprata e uccisa da alcuni partigiani savonesi oppure Rolando Rivi, torturato, seviziato e infine assassinato da una banda di partigiani comunisti sull’Appennino modenese». Rampelli chiedeva alla Azzolina di adottare le iniziative di competenza Miur «per evitare la diffusione di una visione politicizzata della storia nelle scuole, evitando che sia altresì consentito un indottrinamento delle nuove generazioni e di dare indirizzi, per quanto di competenza, ai dirigenti scolastici per distinguere la festa della Liberazione dall’inno dei partigiani, divisivo ed evocatore di violenze storicamente accertate». La Ministra M5s difende la legittimità di quella scelta della docente, in quanto «la canzone ‘Bella Ciao’ ha sempre fatto parte del libro di testo adottato dalla scuola. In particolare, il brano in questione, assegnato con lo scopo di essere suonato con il flauto dai discenti, rientra nel novero dei canti popolari in trattazione nell’ambito della musica leggera e precisamente nel capitolo dedicato alle ‘canzoni del presente e del passato».

Leggi anche

L'INTERVISTA/ Guidesi: la Lombardia resta prima, paghiamo la crisi geopolitica, è Bankitalia a smentirsiEni-Nigeria: motivazioni condanna dei PM De Pasquale e Spadaro/ "Nascosto elementi sfavorevoli all'accusa"