La scuola ai tempi del coronavirus cambia. Il ministero dell’Istruzione sta lavorando alla riapertura di settembre, ovviamente in sicurezza. Il piano è complesso ed è legato all’andamento dei contagi, ma le ipotesi non mancano. Si pensa, ad esempio, a mascherine o visiere «per andare incontro alle esigenze di studenti con difficoltà respiratorie e ipoacusici», ha dichiarato la ministra Lucia Azzolina. Il numero degli alunni in aula potrebbe diminuire, ma servirebbero assunzioni straordinarie, per questo si valutano anche divisori tra i banchi, schermi in plexiglass per far sì che i compagni di classe restino uniti, seppur a distanza. Anche l’orario potrebbe cambiare, con lezioni della durata di 40 minuti. Uno scenario che è stato già bocciato da Matteo Salvini. «Chiudere i bimbi nel plexiglass in classe è una cazzata che solo un ministro incompetente poteva pensare», ha dichiarato il leader della Lega. «I deputati della Lega sono da due giorni in aula a combattere questo decreto e in aula non ci sono Conte e il ministro dell’istruzione», ha aggiunto, come riportato dall’Ansa. (agg. di Silvana Palazzo)



PLEXIGLASS, MASCHERINE E VISIERE IN CLASSE

Tutti a scuola a settembre è in presenza. E’ questo l’obiettivo principale che emerge dal vertice tenutosi ieri sera fra il premier Conte e la ministra dell’istruzione Azzolina, alla presenza di numerosi altri attori protagonisti del mondo scuola. Il Cts sta vagliando un piano di ritorno, a cominciare dalle mascherine o dalle visiere che gli alunni dovrebbero indossare, per lo meno in un primo periodo e in caso di virus ancora diffuso. Altra soluzione, anche in questo caso limite, “la possibilità di compartimentare i banchi, con divisori, anche per garantire maggiore sicurezza”, delle barriere di plexiglass di modo da “isolare” lo studente nel proprio banco. La Azzolina ha aggiunto che per la nuova scuola verranno destinati ben 4 miliardi di euro di risorse, e “ci sarà subito un nuovo stanziamento di altri 330 milioni per l’edilizia scolastica leggera. La norma contenuta nel decreto scuola favorirà i lavori dando ai sindaci potere di intervenire”. Si pensa anche a dei nuovi luoghi dove ospitare le lezioni, e non sono da escludere tensostrutture adibite nelle vicinanze della sede principale dell’istituto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SCUOLA, AZZOLINA “RIAPERTURE SETTEMBRE IN PRESENZA”

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in videoconferenza col premier Giuseppe Conte per due ore, ha lanciato le prime proposte concrete per la ripartenza della scuola a settembre, se la pandemia di covid-19 continuerà ad essere “calante” come in queste ultime settimane che hanno rassicurato dopo la grande emergenza. E alcune idee sembrano già destinate a far discutere: “Abbiamo preso in considerazione due opzioni,” ha ipotizzato la ministra. “La prima parte dal presupposto di un contagio “meno veloce” e la seconda, invece, una situazione epidemiologica che necessita di mantenere misure di distanziamento“. Dunque come previsto a seconda dello sviluppo della diffusione del coronavirus anche nei prossimi mesi, per garantire sicurezza agli studenti si potranno prevedere pannelli in plexiglass nelle aule a compartimentare i banchi e pensare a tensostrutture e opere di edilizia leggera nelle aree esterne degli istituti scolastici“. Idee che dunque richiederebbero un profondo intervento sull’edilizia scolastica.



AZZOLINA: “ARCHIVIATA IDEA DEI DOPPI TURNI”

Non penso siano possibili doppi turni, sdoppiamenti delle classi“, ha aggiunto la ministra dunque respingendo i suggerimenti del Comitato ministeriale per la ripartenza presieduto da Patrizio Bianchi, “guardo piuttosto a una rimodulazione dell’unità oraria”. Azzolina dunque giudica non praticabile l’idea di spalmare le lezioni su più turni, mentre per prevenire possibili problemi respiratori al posto delle mascherine si potrà pensare ad utilizzare delle visiere. Vedremo quali proposte saranno portate effettivamente avanti: nel corso della videoconferenza con la ministra dell’Istruzione il premier Conte ha voluto sottolineare la sua posizione riguardo le polemiche che hanno investito la didattica a distanza: “Abbiamo tutti imparato qualcosa in questi mesi di videolezioni“, ha sottolineato il presidente del Consiglio, “ma ci sono state distorsioni. Le famiglie non erano preparate, alcune non disponevano di dispositivi elettronici sufficienti. Questo è il futuro, io ho un figlio piccolo ed è impossibile staccarlo dal cellulare. Fino a quando tutto il Paese non avrà un accesso gratuito a internet, però, la Didattica a distanza continuerà a evidenziare il divario digitale che già esiste“.