Non si placano le polemiche sulla tesi del Ministro Lucia Azzolina dopo l’intenso lavoro di “correzione” e controllo effettuato dal Professore docente di Linguistica Massimo Arcangeli che aveva rilevato la possibilità del plagio effettuato dall’allora studentessa siciliana oggi Ministro dell’Istruzione. Ora però il possibile “scandalo” si sdoppia e non per motivi di ulteriori accuse di plagio: dopo lo scoop di Repubblica se ne aggiunge un secondo, fatto questa volta da Gianluca Veneziani per Libero Quotidiano. «Leggendo come scrive quando non copia, non sai se sia peggio il plagio o lo scempio; cioè, se sia più riprovevole riprendere scritti altrui senza citarli o viceversa usare farina del proprio sacco, abbondando in orrori grammaticali, mostruosità sintattiche, apostrofi, accenti e virgole distribuiti ad capocchiam e parole fuori luogo o senza senso», attacca il collega di Libero nel ripresentare diversi passaggi delle due tesi “contestate” all’Azzolina, ovvero quella per la laurea di primo livello in Filosofia (titolo “Rousseau politico: dai due Discorsi al Contratto sociale”, anno 2003-04) e quella per la laurea magistrale in Storia della filosofia del 2007-08 (titolo “Rousseau e Voltaire: il terremoto di Lisbona”). Dalle virgole messe in posizioni errate fino all’uso “rivedibile” del lessico, sono diversi i passaggi dove la Ministra dell’Istruzione non dimostra un grande eloquio scritturale: «È importante ricordare che, gli uomini selvaggi di cui parla Rousseau, non sono quelli che gli europei trovarono in America» o anche «Ma, le speranze di Voltaire verranno decisamente smentite».



LA TESI DEL MINISTRO AZZOLINA: PLAGIO O SCEMPIO?

L’analisi di Libero, così come aveva evidenziato anche Repubblica, non mira a segnare refusi (per quelli chi è “innocente” scagli la prima pietra, sottoscritto compreso) ma a far capire come gli “errori” siano sistematici e puntuali lungo l’intero testo della Ministra M5s subentrata a Lorenzo Fioramonti dopo lo scorso Natale alla guida del Miur. Gli sbagli però vanno ben oltre il “normale” lessico: «La violenza delle sue opinioni religiose e politiche preoccuparono sempre più i suoi protettori ed amici» o ancora «La saggezza delle leggi e dell’autrice della legge sono rilevabili dalla permanenza delle leggi»: mancanza della concordanza tra sostantivo e verbo, anche se purtroppo non è l’ultimo problema riscontrato nelle tesi della Ministra. Sempre secondo “Libero Quotidiano” la Azzolina avrebbe poi fatto largo uso di “neologismi” del tutto fantasiosi, come «sottoforma» e «riassuntato» anche se gli o(e)rrori maggiori si segnalano nell’uso dei tempi verbali: «Voltaire riteneva che Rousseau non seppe sfruttare il talento del suo intelletto» (invece che “sapesse”) oppure «Rousseau sostenne che certe morti premature potessero essere benefiche laddove avrebbero colpito senza che gli uomini se ne fossero accorti». Lo “scempio” poi passerebbe anche nella somma di più orrori assieme come in questo passaggio evidenziato da Libero «Rousseau difende una morte naturale e repentina dovuta ad una natura buona che in questo modo preserva l’ uomo da inopportune sofferenze e, accusa di mali più crudeli gli uomini che, nel momento in cui, si approfittano del più debole compiono orrori infinitamente peggiori rispetto a quelli di cui la natura verrebbe accusata da Voltaire». Lo stesso Veneziani al termine del suo focus contatta direttamente il prof. Arcangeli per un giudizio complessivo sui lavori di tesi della Ministra grillina e il giudizio è senza appello: «Sono testi imbarazzanti. Raramente mi capita di vedere fenomeni a questi livelli nelle tesi dei miei studenti. Quello che mi ha sconcertato di più è l’ uso terrificante dei segni di interpunzione, privi di qualsiasi ratio alla base». Nota finale la aggiungiamo noi: in tutto questo, i professori che seguivano l’allora Ministra Azzolina che lavoro di controllo avrebbero fatto, di grazia?

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