Babbo Natale esiste, non è il simbolo del consumismo e soprattutto è santo. Sconvolti? No dai, abbiamo solo raccontato la verità (difficile di sti tempi, ndr) riguardo al “protagonista” laico di ogni Natale, quel Santa Claus che appare praticamente su un sacchetto/pacchetto regalo ogni due: in sella alla slitta con le renne dalla Lapponia con furore, porta i regali ai bambini di tutto il mondo nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. Una tradizione-mito che viene rilanciata da decenni ormai con filmografia, musica e letteratura: eppure le tradizioni storiche ci sono eccome e non sono “consumistiche” come anche qualche cristiano oggi giorno ripete “ciecamente”. Per alcuni la storia di Babbo Natale viene legata al Re dei Mari Poseidone, per altri alle leggende sul Dio Odino, ma più convintamente quando è sorto il cristianesimo è nata realmente la tradizione storica del “portatore di doni” tutt’altro che “alternativo” al Bimbo Gesù. San Nicola nasce verso il 260 d.C col nome di Nikòlaus, in terra di Licia, oggi Turchia, all’epoca popolazione di lingua, tradizione e cultura greca: vescovo turco che diviene però celebre a Bari, uno dei più grandi Santi della storia della Chiesa. Ecco, ma che c’azzecca con il Babbo Natale odierno? Intanto il nome, come ormai tutti sanno, è mutuato da San Nicklaus a Santa Claus facendo giungere fino ad oggi con Babbo Natale nella sua tradizione italiana: il “papà del Natale”, colui che regala sogni e speranze ai bimbi di tutto il mondo. In Europa tra l’altro è più diffusa la versione finlandese del mito che lo colloca in un villaggio vicino alla ben più grande città finlandese di Rovaniemi, in Lapponia, esattamente sul Circolo Polare Artico.
BABBO NATALE O SANTA CLAUS? IL “MITO” E IL FATTO CRISTIANO
Santa Claus (letteralmente, San Nicola per i Paesi nordici) porta i regali in quanto diverse tradizioni nelle varie popolazioni mondiali hanno nel tempo mantenuto tratti simili per un Santo ritenuto difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie. Il motivo dell’assimilazione di San Nicola come Babbo Natale deriva da un episodio della sua vita reale quando da Vescovo si imbatté in una famiglia nobile e ricca caduta poi in miseria: riporta Famiglia Cristiana, «Il padre, che si vergognava dello stato di povertà in cui versava, decise di avviare le figlie alla prostituzione. Nicola, nascondendosi, lasciò scivolare dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre palle d’oro, che ricorrono nell’iconografia classica con cui viene rappresentato, grazie alle quali l’uomo poté far sposare le figlie e risparmiare loro l’onta della prostituzione». Poi certo, la poesia di Clement Clarke Moore ad inizio 1800 che parla di Santa Claus portatore di doni sulla famosa slitta e la Coca Cola con i suoi spot ha reso nell’immaginario rimasto poi anche oggi, con paffuta presenza, barba bianca e cappotto rosso. Eppure quel “mito” nasce da un fatto cristiano e da un grande Santo per la storia della Chiesa: la devozione nata per Santa Claus portò con sé però anche l’abitudine di “comportarsi” come il santo, cioè di fare regali notturni “a sorpresa”. La diffusione è inutile che stiamo a spiegarla, Babbo Natale è anche tutto quello cui oggi si può assistere tra consumismo, film e “teorie laiche”: eppure, l’origine è tutt’altro che “staccato” dalle tradizioni del Presepe e dell’Albero di Natale. Un santo che in nome di Cristo regala una speranza a dei piccini non è esattamente quel “sforna-regali” che possiamo magari immaginare se stiamo a dar retta alla pubblicità..
LA LETTERINA DOVE NASCE?
Non sono pochi i bimbi nel mondo che in attesa del Natale provano a chiedere l’ultimo regalo desiderato, l’ultimo desiderio trascritto sotto forma di lettera: la “letterina” a Babbo Natale è una delle tradizioni più utilizzate e ricordate dalle famiglie di mezzo mondo. La tradizione della lettera però è molto più recente di quanto sembri: negli Stati Uniti nel corso del 1800, insieme alla crescita del sistema di comunicazione postale e scolastico, la “letterina” per richiedere i regali diviene la colonna portante del Natale. Come riporta GQ, «l’usanza delle missive al vecchio Santa Claus hanno contribuito in maniera decisiva le illustrazioni dello statunitense di origine tedesca Thomas Nast che nel 1871 disegnò, per la rivista Harper’s Weekly». In quelle immagini si vede Babbo Natale alla scrivania mentre legge una serie di lettere ricevute: «Lettere da genitori di bambini cattivi»e «lettere da genitori di figli buoni» sono le due pile formatesi. La società cambia ma la tradizione della missiva – che sia lunga o corta, che sia attraverso i genitori o indirizzata tanto a Gesù Bambino quanto a Santa Claus – è rimasta e come tale fa ancora sognare milioni di piccoli nel globo.