E’ stata perquisita nelle scorse ore l’abitazione del rapper Baby Gang: all’artista, di rientro da Casablanca, è stato anche sequestrato il cellulare. Ad accogliere il ragazzo dopo il “trasferimento” in Marocco dallo scorso febbraio, sono stati gli uomini della polizia penitenziaria, che hanno appunto eseguito una perquisizione domiciliare ai danni di Zaccaria Mouhib, vero nome del rapper Baby Gang, al centro di un’inchiesta della Procura riguardante la possibilità che un cellulare sia stato fatto entrare nel carcere milanese di San Vittore, quando lo stesso era recluso, per poter realizzare il videoclip di “Paranoia”, uno dei suoi ultimi brani.



L’indagine, come ricorda Fanpage, era scattata subito dopo la pubblicazione di alcune immagini su Instagram da parte dello stesso Baby Gang, e in cui si vedeva lo stesso utilizzare lo smartphone in alcuni locali del carcere, cosa ovviamente vietata. Per questo motivo è stato iscritto sul registro degli indagati per il reato 391 ter riguardante l’indebita procura a un detenuto di un apparecchio telefonico.



BABY GANG, ABITAZIONE PERQUISITA. DISSE: “HO GIRATO UN VIDEO IN CARCERE”

A confermare ulteriormente i sospetti era stato tra l’altro lo stesso Baby Gang, che sui social aveva fatto sapere: “Ho girato una parte del mio video nel carcere di San Vittore per questo mi sono permesso di dire che il mio prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista detenuto ad aver girato un video in un carcere vero e proprio”.

Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, ha commentato la notizia della perquisizione dicendo: “la perquisizione è un buon segnale per perseguire quanti come il giovane rap pensano di poter trasformare le carceri in location di video musicali sbeffeggiando lo Stato e soprattutto le vittime”. Baby Gang era finito a San Vittore a seguito di un’inchiesta che aveva coinvolto anche Neima Ezza, altro rapper della scena milanese, riguardante una presunta rapina: l’artista era stato scarcerato per alcune lacune nelle indagini.