Baby talk e autismo: la correlazione

Il baby talk, ossia il modo di “dialogare” con i bambini, potrebbe aiutare a diagnosticare l’autismo prima che i sintomi si manifestino. Uno studio – riportato dal Daily Telegraph – ha esaminato le risposte all’uso di un certo tipo di linguaggio da parte dei genitori con toni giocosi, emotivi ed esagerati, per catturare l’attenzione di un bambino. I test di tracciamento oculare hanno mostrato che i bambini che non hanno risposto al “motherese” avevano abilità sociali e linguistiche più deboli. La professoressa Karen Pierce, della California University di San Diego, coautrice della ricerca, ha affermato: “Sappiamo che prima possiamo affrontare l’autismo, più è probabile che sia efficace”.



“La maggior parte dei bambini non riceve una diagnosi formale di autismo fino ai tre o quattro anni. C’è un reale bisogno di strumenti facili ed efficaci che possano essere utilizzati sui bambini piccoli. Il tracciamento oculare è un ottimo punto di partenza” ha spiegato ancora la ricercatrice. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista JAMA Network Open e apre alla possibilità di diagnosi precoci.



Test per diagnosticare precocemente l’autismo

Nello studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open sono stati presi in esame 653 bambini di età compresa tra uno e due anni e sono stati esposti a due video di un minuto con una donna che parlava in “motherese”. I loro occhi seguivano attentamente ciò che accadeva, ma non quelli di tutti i bambini. I partecipanti senza ASD (disturbo dello spettro autistico) hanno mostrato un interesse costantemente elevato per il video della donna che parlava, trascorrendo l’80% del tempo a guardarlo. Il secondo video, che mostrava un’autostrada trafficata, forme e numeri astratti, è stato ignorato da gran parte dei bambini.



I bambini con disturbi dello spettro autistico, invece, si sono concentrati al 100% sulle immagini casuali. I piccoli hanno anche mostrato punteggi più bassi nei successivi test di abilità linguistiche e sociali. La minore attenzione al “motherese” non è chiaro se sia la causa della ridotta socialità o solo un sintomo: tutto è ancora da stabilire. Secondo i ricercatori, potrebbe essere un indicatore di autismo. Il Prof. Pierce ha dichiarato: “Il fatto che possiamo identificare in modo affidabile i bambini con autismo utilizzando un test di tracciamento oculare così semplice e rapido è davvero notevole. In futuro speriamo di usare l’attenzione di un bambino per il “motherese” come un indizio per quali trattamenti potrebbero trarre maggior beneficio e come strumento per misurare quanto bene funzionano quei trattamenti”.