Di nuovo nei guai il trapper Baby Touchè, nome d’arte di Mohamed Amine Amagour. Il cantante padovano di origini marocchine, con oltre 300mila ascolti mensili su Spotify. è stato trovato in possesso di un machete con una lama lunga ben 54 centimetri, rinvenuto nella sua abitazione. Si tratta della stessa arma bianca che Baby Touché aveva brandito in un videoclip insieme ad altre armi come bottiglie incendiarie. Il resto delle armi si sono rivelate dei softair, ma in ogni caso, come scrive Open, è scattata l’indagine per detenzione abusiva di armi ed esplosivi.
Baby Touché non è purtroppo esente da problemi con la giustizia e lo scorso mese di gennaio il cantante aveva ricevuto un foglio di via dal questore di Padova che lo costringeva a stare lontano dalla stessa città venera per tre anni dopo una rissa con tanto di tirapugni al Pride Village. Si trattava tra l’altro della terza messa al bando, ricorda ancora Open, dopo Vicenza e Venezia. L’episodio del machete non ha comunque niente a che vedere con la nota faida fra il gruppo di Baby Touche e quello di Simba La Rue, passata dai classici dissing della scena rap, fino a minacce, violenze e accoltellamenti, persino il sequestro di persona.
BABY TOUCHÈ, INDAGATO PER POSSESSO DI ARMI ILLEGALI LA FAIDA CON SIMBA LA RUE
Simba La Rue proviene da Lecco mentre Baby Touché da Padova, ma i due si sono scontrati a Milano, “quando il componente di una delle due gang viene a contatto, anche fortuito, con i rivali scattano immediatamente i nervi”, aggiunge ancora Open. La vicenda più clamorosa resta quella del rapimento dello stesso Baby Touché, picchiato e obbligato a salire in macchina dove viene sottoposto ad una sorta di processo con tanto di pena, ovvero, l’umiliazione pubblica con ammissione di superiorità dell’avversario, mentre lo stesso lo insulta e lo schiaffeggia, il tutto ovviamente ripreso sui social e poi pubblicato.
Una settimana dopo quegli eventi Simba La Rue sarà accoltellato, per poi essere arrestato assieme ad altre otto persone. «Gli odierni indagati vivono una totale astrazione dalla realtà, che impedisce loro di percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose poste in essere; questa continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco, le continue e improvvise ritorsioni, sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica», scrisse in quell’occasione il gip.