Già l’Inghilterra aveva tirato il freno a mano sul “boom” di interventi per il cambio di sesso nei minorenni, ora è anche l’avanguardista Svezia a ragionare sulla pratica tutt’altro che “lineare”: lo racconta oggi Giuliano Guzzo su “La Verità” dopo l’annuncio fatto dalla dottoressa psichiatra infantile Louise Frisen sul drastico calo dei “baby trans” avvenuto in seguito alle legislazioni ultra progressiste del Governo di Stoccolma sulla disforia di genere. «I casi di adolescenti rinviati alle cliniche che seguono i “cambi di sesso” sono in calo, anzi in picchiata; solo nell’autunno 2019 la riduzione è stata del 65%, ma la battuta d’arresto si era verificata già dopo il 2017», spiega il collega citando i dati del grafico diffusi dal centro di ricerca svedese. Solo nel 2018 la Svezia aveva proposto e ottenuto tramite il Governo socialdemocratico di abbassare l’età degli interventi da 18 a 15 anni, arrivando pure ad eliminare la necessità del consenso da parte dei genitori. Ora però qualcosa si è inceppato e siccome siamo in uno dei Paesi più laicisti e “progressisti” del mondo il caso occorre studiarlo a fondo. Christopher Gillberg, docente a Göteborg, nel recente intervento sul “Svenska Dagbladet” ha lanciato l’allarme: «il trattamento e la chirurgia sui minori sono da considerarsi nientemeno che un grande esperimento, passibile di essere definito uno scandalo medico».
STOP AI BABY TRANS IN SVEZIA
Non sono pochi i medici che confermano i timori di Gillberg e così, complice anche una diminuita volontà degli stessi adolescenti di “cambiare” genere, la situazione è in costante frenata. Già Londra negli scorsi mesi ha stabilito che il Gender recognition act va benissimo deve continuare a essere accompagnata e certificata da esperti senza alcuna accelerata “sfrenata”. Tutto questo però avviene, come ben segnala La Verità, per la sempre più frequente ammissione di “pentimento” da parte di tanti “detransitioners” (letteralmente, gli adolescenti che prima hanno cambiato sesso e poi si sono pentiti). Importante e provocatoria la posizione della dottoressa Dianna T. Kenny – psicologa e docente presso l’Università di Sydney, esperta di disforia di genere – nell’ultimo volume “Gender dysphoria in children and young people”. In sostanza, l’ipotesi della professoressa valuta molto pericolosa la “moda” dei cambi di genere tra i minori: «molti giovani trans siano tali anche, se non soprattutto, perché condizionati da tendenze culturali ampiamente rilanciate dai media».