Nel Regno Unito si parla sempre di più del “problema” dei cosiddetti baby trans, ovvero minorenni che non si identificano nel loro sesso biologico e decidono di intraprendere percorsi di transizione. Un discorso iniziato soprattutto dopo la chiusura della clinica Tavistock di Londra che è stata accusata di non essere sicura per i minorenni che vi si rivolgevano per via delle sue politiche troppo lascive ed avventate sulle transizioni.



Una rendete inchiesta del Daily Telegraph, inoltre, ha scoperto che in quella clinica per baby trans si sono rivolti in, fortunatamente, pochi casi anche i genitori di bambini sotto i 4 anni d’età. In totale, stima il Telegraph, nella clinica hanno transitato 382 bambini di età inferiore ai 6 anni nell’arco dell’ultimo decennio, dei quali 12 di 3 anni, 61 di quattro, 140 di cinque e 169 con sei anni. Numeri, insomma, impressionanti, soprattutto aggiungendo che nel biennio 2010/11 la Tavistock contava 136 baby trans, aumentati nel 2021/22 a 3.585. Dal conto suo, comunque, la clinica tramite il suo ex personale ha fatto sapere che nessuno di quei 73 bambini sotto i 4 anni si è sottoposto ad alcun tipo di intervento, limitandosi ad alcune “conversazioni una tantum” tra personale e genitori dei bambini.



Baby trans: Londra valuta di imporre un limite d’età per le transizioni

In seguito alle notizie sulle Tavistock, nella quale diversi baby trans si sono pentiti della loro scelta subito prima di sottoporsi all’intervento di transizione, ed in pochissimi casi anche dopo. Secondo i critici, infatti, all’interno della clinica si applicava un approccio affermativo, con il quale si asseconda quanto il paziente dichiara, senza ulteriori o approfondite discussioni con psicologi e psichiatri infantili.

Così, Londra, dopo aver chiuso la clinica per baby trans ha anche rivisto il regolamento scolastico, sconsigliando caldamente alle dirigenze di permettere la “transizione sociale” (ovvero il cambio di nominativo e/o pronomi) dei bambini, specialmente “senza il coinvolgimento dei genitori”. Similmente, viene anche disposto l’obbligo di utilizzare i servizi igienici in base al proprio sesso biologico, indipendentemente dalla transizione sociale. Regole che, tuttavia, sono state viste come piuttosto blande e potenzialmente inutili contro il fenomeno dei baby trans. Dunque, il sistema sanitario nazionale sta valutando ora la possibilità di introdurre “tr per i futuri pazienti” delle cliniche gender.