«Era una ragazza sola ma è sempre stata una brava ragazza, me l’hanno rovinata», così ha parlato la madre di Monica Santi, la babysitter 32enne che si trova in carcere dopo essere stata accusata del tentato omicidio del bambino che stava curando. La mamma, che non è ben chiaro a chi faccia riferimento con le accuse di cui sopra, racconta di come la figlia fosse “una ragazza sola”, e chiede di poterla andare a trovare in carcere, così come riportano le edizioni online di Repubblica e Open. Monica Santi ha confessato ieri le proprie colpe, spiegando di aver gettato dal balcone della casa di Soliera, in provincia di Modena, il bambino di 13 mesi di cui si stava occupando dal gennaio di quest’anno.



Un volo di circa sei metri che solo per un miracolo non è stato fatale al piccolo, che si trova in gravi condizioni in ospedale ma fortunatamente non in pericolo di vita. Monica Santi si era laureata in economia e commercio nel 2015, e aveva iniziato a lavorare come segretaria contabile “che si interruppe in modo burrascoso – scrive ancora Open – tra cause e avvocati”, senza aggiunge altro. Quindi si era recata in estate a Nizza e infine il ritorno di nuovo nel modenese, e il lavoro da babysitter.



BABYSITTER CHE HA FETTATO IL BIMBO DAL BALCONE, LA LEGALE: “LE PIACEVA QUEL MESTIERE”

«Le piaceva fare quel mestiere», racconta la legale della babysitter, a conferma di quanto la stessa sembrerebbe aver avuto un blackout. Il piccolo è stato soccorso in maniera pressochè immediata, e poi ricoverato presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Maggiore di Bologna, dove si trova tutt’ora. «Dopo aver compiuto questo gesto, non premeditato ma istintivo, si trovava in una realtà parallela», spiega l’avvocata Neri, che fa presagire una perizia psichiatrica per la 32enne che ieri ha confessato in lacrime.



«Sono stata io a lanciarlo fuori dalla finestra – ha spiegato – Non so perché l’ho fatto. Ero in uno stato di catalessi, mi sentivo soffocata. Sono disperata». La legale aggiunge: «È riuscita solo a scendere dal piano superiore, dove si trovava con il piccolo, e andare dalla donna delle pulizie al piano di sotto per dirle “Adesso il bambino è libero”. Una richiesta di aiuto. Infatti questa frase l’ha ripetuta due o tre volte. Era priva di alcun sentimento, immobilizzata».