Ha deciso spontaneamente di presentarsi in una caserma dei Carabinieri di Caserta per confessare la sua (lunga) carriera da badante killer di anziani, chiedendo ai militari aiuto per fermare la scia di sangue iniziata più di 10 anni e proseguita – secondo le primissime ricostruzioni – almeno fino a pochi mesi fa: in totale gli omicidi confessati dal 48enne Mario Eutizia sono quattro; ma gli inquirenti non escludono che l’elenco potrebbe essere molto più lungo considerando che i primi due di cui si è assunto la colpa risalirebbero al 2014.
Facendo un passetto indietro, la storia di Eutizia prima di reimprovvisarsi badante killer è una di quelle problematiche che ci parlano di un 48enne originario di Napoli (precisamente nella zona della Maddalena, secondo quanto riferisce il Corriere) e da tempo residente nel casertano, senza fissa dimora e con lavoretti altalenanti quasi sempre al servizio di diversi anziani non autosufficienti e con quadri oncologici gravi.
Attualmente il reo confesso badante killer si trova soggetto ad una misura cautelare presso il carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere, in attesa che gli inquirenti (ovviamene su mandato dell’autorità giudiziaria) verifichino i suoi racconti e dispongano un quadro indiziario solido su cui basare un eventuale processo; ma è importante sottolineare che per ora non ci sarebbe ancora nulla di ufficialmente confermato, oltre alla sua confessione.
Il racconto del badante killer: “Fermatemi perché continuerò ad uccidere”
Basandoci su quanto raccontato ieri – giovedì 22 agosto – agli inquirenti dallo stesso badante killer, la sua carriera da ‘angelo della morte‘ è iniziata nel 2014 mentre prestava servizio a casa di un anziano residente a Latina: lì avrebbe mietuto la sua prima vittima, con la seconda a distanza di pochi mesi; ma mentre queste due non sono ancora state identificate è certo che l’ultima in ordine di tempo – lo scorso marzo – è il 95enne Gerardo Chintemi, preceduto a dicembre del 2023 dall’88enne Luigi Di Marzo.
In tutti e quattro i casi il badante killer avrebbe somministrato deliberatamente ingenti quantità di farmaci agli anziani, riuscendo a nascondere i suoi omicidi come delle semplici (e comuni) morti dovute proprio a quei già citati quadri oncologici gravi: parlando con gli inquirenti Eutizia ha sottolineato di aver agito mosso da “empatia e pietà“; mentre una volta resosi conto di quello che aveva fatto avrebbe capito di aver “bisogno che qualcuno mi fermi”, certo che in libertà “l’avrei fatto ancora“.