Una donna bulgara di 57 anni è morta a Battipaglia, Salerno, a causa di un incendio verificatosi nell’abitazione dove lavorava come badante alle dipendenze di due coniugi di 88 e 86 anni. La stufa era stata lasciata accesa di notte nella stanza dei due anziani e un malfunzionamento, unito a un fatale contatto con una coperta di materiale infiammabile, avrebbe innescato l’incendio che poi è risultato letale.



Per quanto si capisce la donna avrebbe svegliato i due ottantenni mettendoli in salvo e quindi, dopo aver avvisato la figlia, sarebbe rientrata in casa una terza volta per cercare di recuperare degli oggetti. L’ultimo ingresso però è stato fatale: i fumi e le fiamme troppe alte le hanno impedito di uscire dall’appartamento. Dalle notizie trapelate sembra, oltretutto, che la badante soffrisse di una forma d’asma che avrebbe aggravato la situazione togliendole il respiro e impedendole di uscire per tempo.



Quando si parla di badanti spesso si fa riferimento a storie da galleria degli orrori con violenze e incuria animalesca verso gli anziani. Si parla invece poco delle figure che con amore e professionalità accudiscono persone anziane, bisognosi di ogni tipo, e aiutano tantissime famiglie a gestire la quotidianità. Ancora meno si parla di quei tanti casi in cui i badanti divengono veri e propri figli acquisiti prodigandosi in ogni modo per i loro protetti. 

Il mestiere del badante è spesso poco considerato mentre al giorno d’oggi è certamente un lavoro fondamentale, assolutamente necessario per portare il peso delle famiglie, tanto più nell’attuale crisi da Covid-19. Valorizzare il ruolo delle persone che assistono gli anziani, i disabili, i malati, portando ad esempio storie come questa non è solo bello perché fa bene al cuore, ma è utile per combattere pregiudizi e facili generalizzazioni. Nel giorno della Festa delle Donne inoltre è stupendo dedicare spazio a questa donna, a questa signora bulgara, che col suo lavoro ordinario ha incarnato al massimo la dimensione della femminilità: spirito di sacrificio, dedizione, capacità di azione e di amore. Necessario sottolineare poi come questa eroina sia una donna che appartiene alla categoria degli “umili”: nella speranza che la sua storia ci aiuti a essere più accoglienti, più aperti, più positivi verso tutti.



La badante sapeva che i “suoi” anziani avevano a casa loro delle cose “preziose”. Forse le foto dei nipotini e dei figli, quegli oggetti che in una casa hanno il valore supremo perché è quello della vita, perché sono la vita stessa. Lei lo aveva capito bene. È morta proprio perché, dopo aver salvato i due anziani, è rientrata in casa per cercare di recuperare il possibile di ciò che i suoi assistiti consideravano prezioso. Le foto, gli oggetti, i vestiti, le collanine non sono solo oggetti ma sono pezzi di identità. Lei lo aveva capito bene. La salvezza di quelle vite non sarebbe stata piena se non avesse coinvolto anche qualcuno di quegli elementi che fanno la casa di qualsiasi essere umano. La vita non ci basta. Noi cerchiamo una casa. Ne abbiamo bisogno. E che non sia solo fatta di quattro mura ma che sia ricordo, vita, emozione. E la badante bulgara lo sapeva bene.