In risposta all’informativa urgente del Premier Giuseppe Conte al Senato, il senatore della Lega Alberto Bagnai in 5 minuti prova a decostruire gli esiti dell’accordo sul Recovery Fund sottolineando tutti i punti che non convincono il Carroccio dopo la lunga negoziazione europea del Governo. «Ho sentito Conte parlare di risposta tempestiva dell’Europa ai nostri problemi, io ho visto che dopo 6 mesi dall’inizio dell’emergenza si è trovato accordo politico per procurarci tra una decina di mesi delle somme di cui avremo bisogno. Questo non mi sembra tanto l’idea di tempestivo», punzecchia Bagnai, «come del resto ho una visione molto diversa del termine “poderoso”, lei Conte ha un lessico tutto suo». Quello che preoccupa l’opposizione, spiega ancora il responsabile economico della Lega-Salvini «è che noi vorremmo essere convinti di essere di fronte ad un passo storico ma non vediamo un film diverso dal 2012: per essere convinti del cambiamento non dovremmo leggere le carte e osservare la stampa internazionale».
BAGNAI “L’EUROPA NON CI REGALA NIENTE”
Alberto Bagnai contesta direttamente la cifra di 209 miliardi di euro che dovrebbero giungere all’Italia dopo l’accordo sui 750 totali del Recovery Fund (il 28% complessivo di fatto): per il senatore leghista «nei documenti delle conclusioni non sono riuscito a rinvenirla. Si può con una serie di stime arrivare all’ipotesi di 80 miliardi di sussidi, ma dovremmo ricordarci che il bilancio dell’Unione Europea è a saldo zero e quindi se 750 mld escono, 750 mld devono entrare. Bisogna chiarire in quanti anni e quanto ci rimette l’Italia: nessuno ci sta regalando niente!». Così Bagnai contesta il tono “trionfalistico” per un’Europa definita «non più come quella di prima»: ecco che il responsabile economico della Lega contesta «in realtà l’Ue risulta esattamente come prima se non di più come forza integovernativa, risulta sempre meno federale visto che ancora non decide di andare in deficit ma parla solo di ridistribuzione». Per Bagnai, a chiosa del suo intervento al Senato, «Sarebbe federale un’Europa che richieda modifiche necessarie per legittimare le emissioni di debito comune: finora rimarranno una tantum con contorni indefiniti»; e così, conclude il senatore leghista, «Ci ritroviamo con un prestito che non ci risolve problemi di liquidità: come ci arriviamo alla prossima generazione, con quali soldi e se davvero arriveranno i 209 miliardi di euro». Da questo punto di vista, per Bagnai sembra di rivivere lo stesso film del “grande passo storico” sull’unione bancaria: «anche allora la stessa opposizione che facevamo diceva di stare attenti perché con il bail in si rischiava molto e così è avvenuto infatti. Stiamo attenti dunque, chi ha ragione oggi lo dirà la storia».