Ormai tutto sembra orientato alla ricerca ossessiva del rispetto no-gender. E così non solo si cerca di cambiare la lingua italiana, usando terminologie al maschile anche in professioni che sarebbero svolte da donne, oppure eliminando ‘papà’ e ‘mamma’ a favore di ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. La ‘querelle’ si è spinta fino alla scuola, con la creazione di bagni no-gender per non ‘scontentare’ nessuno, ma soprattutto per paura di ledere la sensibilità di chi non si ritrova nel proprio genere. Questo è quanto è successo di recente al Liceo Galilei di Trieste, dove, come apprendiamo da Rai News, la dirigente scolastica, Claudia Virili, ha adottato questa iniziativa, facendo predisporre bagni senza la distinzione tra maschi e femmine.



Ne è seguita un’accesa polemica tra Ufficio scolastico regionale e assessorato regionale Istruzione. In ogni caso per ora l’idea è ancora solo in fase sperimentale e solo su un piano dell’istituto scolastico. La DS ha comunque già intenzione di avviare una ‘formazione’ tra tutto il personale scolastico contro stereotipi e discriminazioni.



BAGNI NO-GENDER: “PROVOCAZIONE FINALIZZATA SOLO ALLA POLEMICA”

L’iniziativa della Dirigente Scolastica mirerebbe a garantire la tutela e il rispetto di tutti a detta della stessa. Se però ci dovessero essere delle forme di disagio da parte soprattutto delle ragazze la DS sarebbe pronta a ritirare la proposta. Sul fronte degli studenti però, finora, non sembrano esserci state proteste, con una indifferenza generale tra favorevoli e contrari ma senza esagerazioni. Le polemiche sono invece sorte nell’ambito degli ambienti amministrativi e organizzativi del settore scolastico.



Critiche sono infatti arrivate dall’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia, ma soprattutto dall’assessorato regionale all’Istruzione, dove Alessia Rosolen ha chiaramente sottolineato come la scelta della dirigente, anzichè essere volta a promuovere la cultura di tutti, non abbia fatto altro che inserirsi in un contesto politico di propaganda.