Bahija El Boussettaoui

, la sorella del marocchino Youns El Boussettaoui ucciso a Voghera da un colpo di pistola partito dall’arma dell’assessore Massimo Adriatici, torna a parlare e a dire la sua su quanto accaduto al 39enne la sera del 20 luglio. Mentre l’assessore alla sicurezza si trova ancora agli arresti domiciliari, la donna ospite di Zona Bianca ha ribadito la tesi che la morte del fratello non possa essere archiviata come legittima difesa: “Non è vero che si tratta di legittima difesa, si vede bene. Non puoi difenderti da un pugno dato da una persona malata con uno sparo, si vedeva che non stava bene da come camminava. Come fai a parlare di legittima difesa se Youns era disarmato? Dicono che l’assessore, poverino, si sia spaventato troppo, ma Youns mica aveva solo il petto al quale sparare. Non aveva gambe o braccia? Chiaro che non si parla di difesa, si vede”.



Dopo aver mostrato delle foto recenti del fratello, in compagnia della madre, la sorella del marocchino ucciso dall’assessore Adriatici ha ribadito: “Youns era una persona normale come tutti, ma nessuno decide di nascere malato o gli piace dormire sulle panchine. Era stato sottoposto a TSO che confermava i problemi psichici di mio fratello, doveva essere curato e aiutato e mio padre aveva chiesto una mano ai carabinieri di Voghera. Questo è l’aiuto che abbiamo ricevuto, uno sparo in petto da parte dell’assessore”. La donna, che nel fine settimana tornerà in Marocco con la salma del fratello, ha confermato che i funerali del 39enne avverranno sabato al cospetto della famiglia.



OMICIDIO VOGHERA, L’ATTACCO ALL’ASSESSORE ADRIATICI

Rivedendo più volte il video di quella sera, dove Youns El Boussettaoui viene visto barcollare nella direzione di Adriatici e poi colpire lo stesso assessore con un pugno al volto, la donna ha cercato di fare chiarezza difendendo il fratello: “Per aver dato un pugno deve essere stato provocato, ma comunque un pugno non giustifica la difesa con una pistola. Se avesse sparato alla gamba mio fratello sarebbe ancora vivo”. Poi il duro attacco e l’accusa pesante: “Gli ha sparato al petto perché lo voleva morto. L’assessore lo voleva uccidere”.



“Ho fiducia nella giustizia italiana, chiedo giustizia allo Stato, lo stesso del quale faceva parte l’assessore Massimo Adriatici. Ho paura che l’indagine possa non andare come dovrebbe visto che ad essere stato ucciso è stato un marocchino. Ma non mi fermerò finché l’assassino non verrà punito” ha detto la donna marocchina. Eppure, nonostante la fiducia riposta nelle istituzioni, Bahija El Boussettaoui teme che il cammino delle indagini possa prendere presto un’altra direzione.

OMICIDIO VOGHERA, QUEL RITARDO SULL’AVVISO DEL DECESSO

Nel corso della trasmissione Zona Bianca, Bahija El Boussettaoui ha denunciato il ritardo sulla comunicazione del decesso del fratello. La morte, che è stata dichiarata poco dopo le 22.30 di martedì 20 luglio, è stata infatti comunicata in maniera del tutto “assurda” secondo la donna e i presenti in studio: “Mio fratello è morto il martedì alle 22.30 circa, chi doveva avvisarci non l’ha fatto nonostante avessero i documenti necessari. Il giorno dopo ci hanno chiamato dei connazionali marocchini dicendoci che Youns era stato ferito e si trovava in ospedale. Mio padre è andato all’ospedale di Voghera e lì gli hanno detto che mio fratello era in camera mortuaria”.

“Visto che era successo la notte prima perché non ci hanno avvisati? Hanno fatto l’autopsia veloce come se non avesse nessuno, e invece no perché mio fratello aveva gli avvocati da anni. Lo abbiamo cercato ovunque, le forze dell’ordine avevano i nostri documenti e potevano avvisarci” ha denunciato la donna. Sui precedenti penali del fratello ha poi aggiunto: “Tutto quello che avete letto e sentito sono cose del passato, non dello Youns di oggi. Ha pagato per quello che ha fatto, non come l’assessore che ha ucciso mio fratello e si trova a casa sua. Mio fratello ha fatto degli errori e li ha pagati”.