Salvatore Baiardo, l’uomo che aveva preannunciato la malattia e l’arresto di Matteo Messina Denaro, è stato nuovamente ospite di “Non è l’Arena”, in onda su La7, per parlare dopo la cattura. “Le profezie vorrei farle al Superenalotto, queste sono cose più serie. Ai tempi chiamai con urgenza Massimo Giletti perché i tempi stringevano, avevo paura che fosse troppo tardi”, ha esordito. “Forse non avrei dovuto parlare, così i fatti sarebbero sembrati normali, non si sarebbe detto che si è fatto prendere. I giornalisti dicono che si sapeva che stava male, ma perché nessuno lo ha scritto?”.
L’ex collaboratore dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano concorda con l’ex magistrato Roberto Scarpinato sul fatto che la cattura non sia stata casuale. “È giusto che Matteo Messina Denaro stia dov’è, ma dubito che ne abbia per molto, viceversa non l’avrebbero arrestato. Era ormai da tempo nel territorio siciliano, ma c’era sempre qualcuno che lo avvisava che erano le forze dell’ordine erano vicine a lui”. E precisa: “La mafia non è sicuramene finita, è soltanto finita un’epoca, una tipologia di mafia”.
Baiardo: “Messina Denaro ha poco da vivere”. I fratelli Graviano e l’ergastolo ostativo
Salvatore Baiardo, ospite di “Non è l’Arena”, non ha voluto comunque rivelare quella che è stata la sua fonte in merito all’imminente arresto di Matteo Messina Denaro. “Non si tratta dei fratelli Graviano, ma non posso dire chi è stato in televisione. Io sono stato il loro tutore negli anni ’90, sono passati quasi trent’anni da quando sono stati arrestati. Erano ‘ragazzi’ quando hanno fatto delle fesserie. Riina, Provenzano e Messina Denaro sono stati arrestati in Sicilia, mentre loro a Milano. È una cosa che fa riflettere, vuol dire che stavano cercando di rifarsi una vita. Se avessero voluto continuare a delinquere, sarebbero rimasti a Palermo. Vogliono tirarsi via da questi ambienti”.
È proprio a Giuseppe e Filippo Graviano che è legato il tema dell’ergastolo ostativo, di cui l’ex collaboratore della mafia aveva parlato nella prima intervista. L’abrogazione, tuttavia, non è stata messa in atto. “Istituzionalmente Giorgia Meloni ha fatto bene a far così, perché rappresenta lo Stato”. In merito a ciò, però, non si è sbottonato. “Il regalino è per chi ne beneficia, è molto importante”.