In attesa di scoprire domani il dato ufficiale dell’Istat sul primo trimestre, le previsioni economiche relative a tutto il 2022 che si stanno succedendo in queste settimane sono contraddistinte da un trend discendente: più il tempo passa, più le stime sul Pil si abbassano. «Questo è del tutto normale – ci dice Mario Baldassarri, ex viceministro all’Economia e Presidente del Centro Studi EconomiaReale – se si ha in mente un fattore chiave alla base di queste previsioni».
A che cosa si riferisce?
Alla persistenza o meno degli attuali prezzi elevati dell’energia. Il Governo, per esempio, ha immaginato che nel secondo semestre scendano, quindi ha inserito nel Def una crescita tendenziale del 2,9%. Il Centro studi di Confindustria ha previsto che diminuiscano solo a fine anno, di conseguenza la sua previsione è del +1,9%. Il Centro Studi EconomiaReale ha invece ipotizzato che rimangano al livello attuale per tutto il 2022 e questo porta la crescita al +1,3%. Quel che stiamo vedendo ora è che man mano che passa il tempo e i prezzi dell’energia restano alti le stime di crescita scendono verso quella indicata dal nostro Centro Studi.
Quanto è vicina l’ipotesi di una stagflazione?
È altamente probabile che ci sarà una recessione tecnica, visto che il primo trimestre si chiuderà con calo intorno allo 0,5% e il secondo andrà verosimilmente peggio. E non so quanto nella seconda parte dell’anno si riusciranno ad avere dati trimestrali congiunturali con il segno più. Rispetto quindi al +6,6% realizzato nel 2021 siamo, se non in stagnazione, almeno in forte rallentamento. Dal punto di vista dell’inflazione, siamo vicini al +7%, il che smentisce le previsioni fatte dal Governo nel Def di un +3% medio per l’intero anno: per arrivarci dovremmo avere un’inflazione a zero almeno per tutto il secondo semestre, e oggi non ci sono solo i prezzi energetici in crescita, ma anche quelli alimentari. È lecito quindi attendersi un’inflazione media del 5% nel 2022. Abbiamo quindi un forte rallentamento della crescita e una forte ripresa dei prezzi: se la si vuole chiamare stagflazione, secondo me non si sbaglia.
Il Governo pensa a una manovra da 5-6 miliardi di euro, ma nei giorni scorsi lei ha spiegato che ne servirebbe una da 50 miliardi.
Tutto origina dalla stima inserita nel Def dal Governo che, con grande trasparenza e forse un po’ candidamente, ha scritto che la politica economica spingerà la crescita dal 2,9% tendenziale al 3,1%, con un impulso quindi pari allo 0,2%, che effettivamente si può avere con 5 miliardi di euro. Se però il tendenziale non è più il +2,9%, ma diventa il +1,5%, con l’impulso stimato dall’esecutivo si arriva al +1,7% e quindi occorre una manovra ben più ampia, dieci volte maggiore, proprio perché la base di appoggio, la previsione tendenziale di crescita, viene a mancare.
Va fatto allora lo scostamento di bilancio invocato pressoché da tutte le forze politiche?
Non lo escludo a priori, ma credo che sia responsabile prima di parlare di scostamento di bilancio, cioè di “buffi”, andare a vedere se dentro gli oltre 900 miliardi di spesa pubblica non ci sia qualche voce che può essere tagliata quest’anno, in modo da dirottare le risorse verso una manovra da 50 miliardi. Va poi detto che se fatta questa operazione sulla spesa mancassero 10 miliardi, allora si potrebbe fare uno scostamento di bilancio: non credo che passare dal 5,6% al 6% di deficit/Pil possa essere visto come un’operazione che porta allo sfascio dei conti pubblici, come invece accadrebbe nel caso di uno scostamento da 50 miliardi.
È possibile fare questa operazione sulla spesa in un anno che precede le elezioni politiche e in cui ci saranno anche le amministrative?
È doveroso, responsabile e politicamente nobile. Spero che il Governo, con in testa il presidente del Consiglio, assuma questa responsabilità e proponga alla propria maggioranza e al Parlamento di fare altrettanto. Vedremo poi chi se la assumerà e chi no.
Per cosa andrebbero utilizzati questi 50 miliardi di euro?
Per sostegni selettivi alle famiglie e alle imprese più colpite. È però importante la tempistica: o facciamo subito questa manovra per sostenere la crescita oppure ci troveremo costretti a ottobre a stanziare altrettante risorse per finanziare la cassa integrazione, i sussidi alla disoccupazione e i sostegni ai nuovi poveri, con un effetto non altrettanto positivo per il Pil.
Individuare le famiglie più colpite può essere più facile, basta prendere quelle con le fasce di reddito più basse…
No, non si deve guardare solo al reddito. Io credo che occorra intervenire con forza sulle componenti fiscali delle bollette e dei prezzi dei carburanti, oltre che sugli extraprofitti delle imprese energetiche, che il Governo il mese scorso ha tassato solo per il 10% del loro ammontare, ricavando 5 miliardi di euro. Il che vuol dire che alzando la soglia al 30% si potrebbero reperire 15 miliardi di euro, lasciando comunque nelle tasche di quelle imprese il 70% degli extraprofitti.
Ci si sta chiedendo intanto cosa farà la Bce. Pensa che alzerà i tassi di interesse quest’anno?
Io spero che non ci siano aumenti dei tassi di interesse e che continuino gli acquisti di titoli di stato almeno fino alla fine dell’anno. Capisco il timore per l’inflazione che può muovere la Bce, ma siamo in stagflazione e il rischio è che che per combattere l’inflazione si azzeri la crescita.
Nel frattempo si spera che anche l’Europa faccia qualcosa per contrastare la crisi…
Subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina ho proposto la creazione immediata di un secondo Next Generation Eu, finalizzato: a costruire una difesa e una politica estera europea, senza affidarsi all’aumento delle spese militari dei Paesi membri, ma tramite un bilancio federale europeo; a realizzare un piano energetico europeo serio; a stanziare fondi per le imprese maggiormente colpite dalle sanzioni alla Russia. Tutto questo l’Europa deve farlo subito.
Si spera che ora che è stato superato l’ostacolo delle presidenziali francesi ci possa essere un’accelerazione in tale direzione.
L’ostacolo non veniva però dalla Francia, ma da altri Paesi.
La Germania?
Non solo la Germania, ma tutti i Paesi cosiddetti frugali, che sarebbe meglio definire ottusi.
Quel blocco rimarrà?
Spero che possa essere ridotto e superato. In attesa, però, che emergano tempi e modi dell’intervento europeo, l’Italia si deve muovere subito, non può assolutamente aspettare sia sul fronte della politica economica che su quello della politica energetica.
(Lorenzo Torrisi)
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