Il 27 ottobre al Teatro dell’Opera di Roma, pienissimo in ogni ordine di posti, si è chiusa la stagione di balletti con Giselle di Adolphe-Charles Adam, spettacolo parte di un ciclo in onore di Carla Fracci che per anni ha diretto il balletto del teatro e che ha predisposto una nuova coreografia specificatamente per questo balletto.
Giselle si distingue da altri balletti del romanticismo francese per due aspetti: la qualità della musica e le fonti letterarie.
I balletti rappresentati prima di Giselle non presentano quasi nessun elemento composto su misura: molti sono orchestrati con brani simili ad altri o addirittura presi in prestito. Le musiche di questo balletto invece sono tessute rispettando l’intenzione e la creatività del coreografo e dell’autore e mostrano ben poche somiglianze dirette con la musica del tempo. Gli unici brevi passaggi non scritti da Adam sono otto battute prese da una canzone di Löise Puget e tre battute tratte dall’Euryanthe di Carl Maria von Weber. Giselle è, inoltre, il primo balletto in cui l’autore introduce il leit motiv specificatamente come elemento di narrazione. Ci sono sette temi principali. Quattro di questi appartengono al popolo: i mietitori, i cacciatori, le Villi e Hilarion. Tre di questi sono meno specifici: il tema della danza e due leit motiv d’amore. Ciò richiede un’ottima orchestra, come quella del Teatro dell’Opera di Roma, ed un maestro concertatore specializzato in questo tipo di musica come Kevin Rhodes per apprezzare le qualità musicali della partitura.
Fu Théophile Gautier, scrittore autorevole e critico d’arte, a ideare Giselle, sfogliando le pagine del romanzo De l’Allemagne di Heinrich Heine. L’autore fu profondamente affascinato dalla leggenda delle Villi, spiriti della tradizione slava. Heine e Gautier erano un salto di qualità enorme rispetto alla librettistica per balletto dell’epoca.
La scelta del compositore per musicare il balletto non poteva che ricadere su Adolphe-Charles Adam, musicista di grande fama nella produzione di balletti. Le musiche vennero composte in soli otto giorni, in stretta collaborazione con gli autori del libretto. Giselle ebbe così la sua musica, nuova, accolta bene anche dalla critica del tempo.
All’Opéra National de Paris, il 28 giugno, giorno del suo ventiduesimo compleanno, Carlotta Grisi si esibì per la prima volta in Giselle, insieme a Lucien Petipa nel ruolo di Albrecht. Il balletto riscosse un successo incredibile, tanto che ancora oggi viene considerato come uno dei più grandi balletti classici mai rappresentati.
Théophile Gautier, alla lettura del De l’Allemagne di Heinrich Heine rimase impressionato dalla suggestività dei luoghi descritti e soprattutto della Saga delle “Villi” (dalla radice slava Vila che significa fata), nome con il quale, nella mitologia dei popoli slavi, si designano gli spiriti di giovani fanciulle morte infelici perché tradite o abbandonate prima del matrimonio. Vendicative e spettrali, incapaci di trovare riposo eterno nella morte, ogni notte vagano in cerca dei loro traditori e li costringono, con l’aiuto di rametti di vischio apparentemente magici, a ballare convulsamente fino a provocarne la morte per sfinimento o fino a che, totalmente indeboliti, non vengano gettati in un lago nelle loro vicinanze. Alla morte del rispettivo traditore, le Villi si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma della fanciulla morta per amore. Nel libro di Heine, inoltre, le Villi provano un irrefrenabile desiderio e amore per la danza, aspetto che contribuì a fare di questa leggenda la fonte di ispirazione del balletto. L’argomento attrasse anche Giacomo Puccini che lo utilizzò per la sua prima opera, che, peraltro, non ebbe grande successo.
A differenza di altri balletti romantici, nel corso del tempo Giselle non ha subito significative modifiche per quanto concerne la coreografia. L’ultima rappresentazione originale all’Opéra National de Paris risale al 1868 e fu solo in seguito, con l’arrivo di Marius Petipa, fratello di Lucien Petipa, il primo interprete del balletto, che Giselle venne adattata alla tradizione della scuola russa.
Il balletto è composto da due atti: il primo riguarda la vicenda di Giselle che culmina nella sua morte; il secondo atto invece riguarda la leggenda delle Villi e l’amore di Giselle per Albrecht che culmina nella volontà di salvargli la vita, anche se egli è stato la principale causa della sua morte. Nel primo atto Giselle è una contadinella che si innamora del principe ma muore di crepacuore quando scopre di essere stata ingannata da lui. Nel secondo atto è uno spirito e danza con il principe per evitarne la morte secondo il crudele volere delle Villi. Lo protegge, sorreggendolo e danzando con lui per tutta la notte. Alle prime luci dell’alba le Villi sono costrette a svanire, Albrecht è salvo grazie all’amore di Giselle che, non appartenendo più alle Villi, torna per il riposo eterno nella sua tomba. Ai piedi della sepoltura rimane il giovane principe, solo e affranto dal dolore.
La coreografia di Carla Fracci è molto fedele all’originale del 1841. Per questo rinfresca vederla dopo tante modifiche effettuate in questi ultimi anni per «modernizzare» lo spettacolo. E’ stata ripresa da Julio Bocca e Gilliam Whittingham. Tradizionali ma piene di fascino le scene ed i costumi di Anna Anni. Dense di mistero, soprattutto al secondo atto, le luci di Jean-Michel Desirée.
Grande sfoggio del corpo di ballo, specialmente nel secondo atto. Bravi i tre protagonisti (Natalia Osipova, Jacopo Tissi, Claudio Cocino) in scena la sera del 27 ottobre.