Dopo avere iniziato la stagione di balletto con due titoli classici – Notre Dame de Paris su musica di Maurice Jarre e coreografia di Roland Petit e il tradizionale natalizio Lo schiaccianoci su musica di Peter Il’Ić Ćiakovskij con coreografia di Giuliano Peparini -, la sera del 25 febbraio ha debuttato al Teatro dell’Opera un trittico di balletti moderni con musiche su base registrata, in effetti, nei tre brevi balletti, di cui due in prima romana o mondiale, le musiche vanno dall’elettronica alla cameristica (anche per piano solo) alla neoromantica; sarebbe stato difficile, ove non impossibile eseguirle in buca con i complessi del Teatro. Sala quasi piena, ma molti palchi vuoti, segno che il virus fa ancora paura ed allontana il pubblico. In compenso, numerosi i giovani, attirati dalla coreutica contemporanea. Si pensi che a Roma ci sono altri due teatri che propongono balletto contemporaneo, su base registrata.
Interpreti principali dello spettacolo sono l’étoile Susanna Salvi ed i primi ballerini Claudio Cocino, Michele SatrianoeAlessio Rezza, tra coreuti che hanno un pubblico fidelizzato.
Ha aperto il programma Herman Schmerman di William Forsythe che, sulle musiche composte appositamente da Thom Willems, ha creato nel 1992 un balletto senza trama diviso in due atti, con il solo scopo di veder danzare ballerini talentuosi con i costumi disegnati da Gianni Versace. “La prima volta che ho ascoltato la frase Herman Schmerman – ha raccontato Forsythe – è stata nel film Il mistero del cadavere scomparso con Steve Martin. A mio parere è un titolo affascinante che non significa nulla. Anche questo balletto non significa nulla. È un pezzo sulla danza molto divertente. Si tratta unicamente di ballerini con talento che danzano, e questo è un bene, no?”. Il balletto, mai andato in scena prima d’ora sul palcoscenico del Teatro dell’Opera, è ripreso da José Carlos Blanco Martínez. Le luci sono di Tanja Rühl e William Forsythe. E’ balletto astratto, concepito come un omaggio a George Balanchine. La prima parte è un quintetto, la seconda un duo. I corpi si intrecciano e si amalgamano, specialmente nella seconda parte quando la danza sembra voler superare le differenze di genere ed i due protagonisti indossano la stessa gonnella disegnata da Gianni Versace.
Il secondo titolo della serata è Walking Mad creato dallo svedese Johan Inger nel 2001 e già presentato a Roma nel marzo 2018. Sulle note del Bolero di Ravel e di Für Alina di Pärt, un capolavoro piano solo, Inger porta in scena un muro che divide, si muove e si apre generando spiragli di comunicazione. “Un viaggio pieno di sorprese e di svolte inattese. – spiega Inger – Se lo guardate con attenzione, Walking Mad è un cerchio. Alla fine si ritorna all’inizio, ma qualcosa è cambiato, nello spirito, nell’energia. Siamo andati da qualcosa di colorato a qualcosa di grigio, di statico”. Il balletto è ripreso da Yvan Dubreuil, le luci sono di Erik Berglund, scene e costumi dello stesso Inger. Tra ondate di emozioni – dal riso alle lacrime – uomini e donne si incontrano, mostrandoci diverse relazioni e stadi differenti della medesima relazione. Il muro mobile diventa il simbolo delle barriere nelle relazioni interpersonali. I meno giovani avvertono l’eco della “trilogia dell’incomunicabilità” di Michelangelo Antonioni degli Anni Sessanta del secolo scorso. Il balletto è corale; le differenti coppie si distinguono dai colori che indossano.
In chiusura una prima assoluta: From Afar, nuova creazione per il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma firmata dal coreografo Nicolas Blanc su musica del compianto Ezio Bosso, i primi due movimenti della Sinfonia No.1 Oceans. “From Afar – spiega il coreografo francese attivo da tempo negli Stati Uniti – parla di donne e uomini, di un’avventura umana, un’avventura di cuori e anime. È una storia che mette in relazione presenza e assenza, vicinanza e distanza. Attraverso questo viaggio penso all’effimero della vita, ma anche alla forza vitale dei corpi in movimento che seguono la marea oceanica della gloriosa sinfonia di Ezio Bosso”. Le scene di questa nuova creazione sono di Andrea Miglio, i costumi di Anna Biagiotti, le luci di Fabrizio Marinelli. Un balletto davvero corale in cui parte significativa del corpo di ballo del Teatro è impegnata. Illustra un viaggio, al tempo stesso reale e simbolico, in cui si sottolineano la vicinanza e distanza degli essere umani.
I tre balletti possono sembrare, e sono, molto differenti sotto il profilo sia musicale sia coreografico. Il fil rouge che dà integrità allo spettacolo è l’analisi delle relazioni di coppia, aspetto non consueto per una serata di balletti.
Sentiti applausi.