Un neuropsichiatra infantile descrive il calvario di una bambina di 7 anni abusata dal padre, ma costretta a vederlo nonostante le denunce di maltrattamenti e molestie sessuali. La testimonianza di un anonimo neuropsichiatra infantile arriva tramite una lettera inoltrata a Sergio Mattarella e al Corriere della Sera. Ogni giorno, scrive, “vedo ciò che patisce la figlia di 7 anni della mia compagna con cui, da tempo, abbiamo formato una nuova famiglia”.



La piccola da tempo parla di “comportamenti maltrattanti e molestie sessuali subite sin dalla tenera età dal padre”, chiedendo a gran voce di “essere protetta” e raccontando “quanto accaduto a 6 psicologhe, 2 assistenti sociali, 3 educatrici, 1 pedagogista, 1 giudice”. La bambina “si rifiuta fermamente di frequentare il padre ma la madre deve insistere affinché lo veda, perché lei stessa è “costretta ad ottemperare alle prescrizioni del Giudice e dei Servizi Sociali” ed è continuamente minacciata di “perdere l’affido della propria figlia solo perché giudicata a priori ‘ostacolante’ nonostante le evidenze contrarie”. La bigenitorialità non è un dovere, afferma l’autore della lettera portando la sua dolorosa testimonianza.



Bambina di 7 anni denuncia il padre che la maltratta ma nessuno le crede

La bambina di 7 anni protagonista di questa difficile vicenda soffre di “crisi di angoscia, cefalee, dolori addominali, significative e ricorrenti crisi tachicardiche”, come si legge nella lettera destinata a Sergio Mattarella e al Corriere della Sera. Sintomi che si manifestano prima di ogni incontro con il padre, che la piccola ha additato come autore di abusi e maltrattamenti. L’autore della lettera scrive che “è lei stessa a chiedersi e chiederci ‘perché nessuno mi crede?’. E non ci sono risposte razionali”.



Come spiega il neuropsichiatra infantile nella lettera, “è dimostrato che spesso l’abuso viene alla luce dopo molto tempo”. Nello specifico, “alcune ricerche hanno stimato che dal 30% all’80% delle vittime di abuso sessuale non rivela l’accaduto finché non raggiunge l’età adulta, e un numero incalcolabile mantiene il segreto per tutta la vita (Unicef, 2014)”. Ecco cosa dicono i dati: nel 2021, alla data del 31 ottobre, “il 39,9% dei casi gestiti dal Telefono Azzurro ha visto coinvolti bambini tra gli 0 e i 10 anni. I dati mostrano che nel 49% dei casi le situazioni riferite sorgono e/o persistono tra le mura domestiche. Per quanto concerne i presunti responsabili,  i dati 2021 mostrano come nel 41% dei casi siano coinvolti i genitori dei minori”. E conclude con un’amara considerazione: quando un bambino riferisce di maltrattamenti commessi dal padre, “accadono eventi paradossali. È possibile che i bambini siano immediatamente allontanati dalla propria casa, partendo dal presupposto che la madre sia connivente. Se invece i genitori sono separati, allora, la madre viene automaticamente sospettata  di essere ‘alienante, ostacolante, condizionante’”.