Gloria è morta dissanguata dopo ore di agonia. I primi risultati dell’autopsia sul cadavere della bambina di 2 anni uccisa a Cremona sono a dir poco agghiaccianti. È stata colpita due volte con un coltello da cucina, con lama lunga circa trenta centimetri, ma le ferite al fegato e al polmone non sarebbero state mortali, perché non sono organi vitali. Quindi, come riportato dal Corriere della Sera, la piccola Gloria sarebbe morta dissanguata dopo ore. E proprio quei lamenti durante la sua agonia sarebbero stati percepiti da un vicino di casa. Dunque, se la bambina fosse stata soccorsa subito, si sarebbe salvata. E pensare che quando il padre, Kouao Jacob Danho, alle 9 di sabato scorso si era presentato alla casa famiglia di via Bonomella, lei era felice di trascorrere qualche ora con lui. Pensava di giocarci, invece l’ivoriano 37enne l’ha ammazzata e lasciato il coltello avvolto nelle lenzuola. L’uomo è ancora piantonato in stato di fermo per omicidio volontario all’ospedale Maggiore. Ieri, durante l’interrogatorio di garanzia durato tre ore davanti al gip e al sostituto procuratore Vitina Pinto, ha ribadito la sua difesa.



BAMBINA UCCISA A CREMONA: MORTA DISSANGUATA

Kouao Jacob Danho sostiene di essere stato inseguito e aggredito in strada da un rapinatore mentre rincasava con la figlia Gloria. Il fantomatico bandito cercava soldi, quindi non trovandoli avrebbe ucciso la bambina e ferito il padre per poi scappare, lanciandosi giù dal secondo piano della casa con un volo di otto metri in una strada traffica. I carabinieri ora stanno smontando pezzo dopo pezzo questa versione. Gli investigatori, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, sono convinti che Kouao Jacob Danho abbia inscenato tutto e che le ferite che si è procurato, una non profonda all’addome e altri tagli, farebbero parte di quella farsa. Il pm dunque ha chiesto al proprio consulente tecnico di esaminare le lesioni riportate dall’uomo. L’ipotesi è che l’ivoriano si sia vendicato di sua moglie Isabelle Audrey, che a febbraio lo aveva lasciato dopo una lite e che non voleva più tornare con lui. Durante una lite le ruppe un timpano. Da allora mamma e figlia furono messe in una casa protetta, affidate ai servizi sociali, mentre si indagava per lesioni aggravate sull’uomo, che però non aveva restrizioni.

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