ANCHE IL JERUSALEM POST CONFERMA LA MATTANZA DEI BAMBINI A KFAR AZA

Il numero non è chiaro ma la notizia in quanto tale è drammaticamente vera: ora ci sarebbero anche le foto a dimostrare che diversi bambini israeliani sono stati torturati, bruciati e alcuni anche decapitati nel kibbutz di Kfar Aza da terroristi di Hamas, nei primi giorni della guerra lanciata contro Israele a pochi km dalla Striscia di Gaza. Dopo la conferma data ieri dal portavoce del Premier Netanyahu, ora anche la stampa israeliana – che finora aveva dato la notizia come “da verificare” – dà per vero il massacro avvenuto a Kfar Aza.



«Il Jerusalem Post può ora confermare, sulla base di foto verificate dei corpi, che le notizie di bambini bruciati e decapitati nell’assalto di Hamas a Kfar Aza sono corrette. Che la loro memoria sia una benedizione»; così scrive la redazione del noto quotidiano israeliano nella sua home page. Dopo un giorno di polemiche sui social con alcune fonti che si erano in parte “rimangiate” la notizia dei bambini decapitati, le foto e le immagini dell’orrore compiuto da Hamas contro civili innocenti sarebbero giunte fino al Jerusalem Post che immediatamente conferma il tutto. A differenza delle prime fonti che davano anche il numero specifico – 40 bambini – le ultime novità sugli orrori emersi nel kibbutz di Kfar Aza non parlando del numero dei corpi, ma solo in un massacro di un centinaia di civil tra cui, purtroppo, anche ragazzini e neonati.



TESTIMONI NEL KIBBUTZ: “BAMBINI BRUCIATI, DECAPITATI E TORTURATI. DONNA INCINTA ACCOLTELLATA”

Su “La Stampa” di oggi vengono poi riportate diverse testimonianze dei soccorritori entrati nel kibbutz assieme all’esercito di Israele, non appena Kfar Aza è stata liberata dalla morsa dei miliziani di Hamas. In particolare sono gli uomini della ong Zaka a raccontare alla stampa lo scempio di quanto visto all’interno della strutture fino a sabato scorso pacifiche nonostante la breve distanza da Gaza. «In 33 anni di servizio non ho mai visto nulla del genere», racconta Yossi Landau, volontario israeliano, «non riesco a mangiare perché sento l’odore dei cadaveri sulla mia faccia».



I bambini sono stati uccisi a sangue freddo, alcuni sparati alla testa e decapitati, altri anche bruciati appena fuori dal kibbutz: scoperti nei loro letti e in alcuni casi giustiziati davanti agli occhi sotto choc dei genitori. Ma non c’è solo orrore: «c’era una donna incinta, in una delle case in cui sono entrato. Giaceva sul pavimento. L’avevano accoltellata sulla pancia». Gli altri bambini poi stati portati tutti nel refettorio – conclude il testimone – e lì sono stati legati con mani dietro alla schiena, torturati (con dita mozzate e mutilazioni) e con diverse bruciature. Un orrore senza fine che rischia tra l’altro ora di avere un peso non da poco nel futuro dello scontro a Gaza: «vanno schiacciati come l’Isis», ha detto oggi Netanyahu facendo un parallelo tra i sanguinari fondamentalisti dello Stato Islamico e Hamas. Un parallelo che, osservando quanto avvenuto a Kfar Aza, non appare così campato per aria.