Due bambini guariscono da malattie terribili. Il primo è Alex Montresor, due anni, guarito grazie a un trapianto di midollo dal padre; una malattia rara (la linfoistiocitosi emofagocitica) stava per ucciderlo ma Alex ce l’ha fatta. E poi Giacomo, il bimbo di Elena Santarelli e di Corradi, il calciatore, che ha vinto la sua battaglia col tumore. Due storie diverse ma che entrambe ci danno grande speranza. Innanzitutto nella medicina e nei suoi progressi, e poi in genitori capaci di diventare eroi e di donare vita e speranza non una volta ma due. Questi piccoli ci insegnano che ciascuno di noi può essere un piccolo Davide. Se hai coraggio, sostegno, determinazione, puoi sconfiggere tutti i Golia della vita ed essere un modello per chi è in difficoltà o per chi, non avendo difficoltà enormi, le vive però come se fossero tali.



In un’epoca di sospetti e di complotti attribuiti a oscure multinazionali, in giorni nei quali non pochi preferiscono la superstizione alla scienza, è notevole leggere storie in cui la medicina ufficiale è strumento di guarigione insieme all’amore e al sacrificio delle loro famiglie, dei loro fratelli e dei loro amici.



Questi due bambini sono diventati famosi grazie alle loro malattie, ed è giusto così: è bello vedere come i genitori volessero condividere le loro storie di lotta e di guarigione per aiutare e sostenere chi è ancora nella battaglia ed è importante venga aiutato a non mollare mai.

Ma adesso auguriamo ad Alex e Giacomo di tornare ad essere dimenticati. La vita non è bella perché si è famosi, ma perché si può giocare e farsi la bua. I genitori di Alex e Giacomo non sono due genitori famosi come Elena Santarelli e Corradi, ma hanno entrambi vissuto gli ultimi anni della loro vita pensando al domani: temendo un domani brutto e lottando per un domani bello. Lottando contro un domani di morte per avere un domani di vita. Oggi, che quella lotta è finita, auguriamo ad Alex e Giacomo di vivere altrettanto bene nell’oggi. Di essere felici con le cose piccole.



Hanno dovuto lottare con le cose grandi, quelle immense come la morte e la vita, i tumori, le malattie rarissime. Adesso scopriranno quanto è bello lottare contro l’influenza e il raffreddore, con i voti cattivi, e il brutto tempo durante la gita. Si sono allenati alle cose grandi, ora sono pronti alle cose piccole. Pare un paradosso ma è la verità. Anche a partire dal loro rapporto di coppia perché a volte avere un nemico esterno, enorme, rafforza la coppia, la rende invincibile e ora invece dovranno lottare contro le cose piccole, i ritardi strani, quelli non previsti, col fatto di non avere voglia di parlarsi, o di alzarsi la mattina, con lo sforzo di guardarsi in faccia mentre ci si parla e di non distrarsi con lo smartphone anche se non c’è la morte a tenerci legati ma solo la vita a tenerci vicini. Con i figli che fanno i capricci e che sapranno solo tra tanti anni di essere stati famosi quando erano piccolini, di aver riempito le televisioni e i giornali e il profilo Instagram dei loro genitori, e saranno felici di aver riempito la vita di papà e mamma di capricci e di lecca lecca lasciati sui divani.