Bambini malati immaginari: una vera e propria emergenza che non può più essere sottovalutata e di cui non si può più celare l’esistenza. Ad affermarlo è l’Ordine dei medici di Torino, che sottolinea la crescita irrefrenabile del numero dei bimbi “che non hanno niente ma che stanno male lo stesso perché il mal di pancia o il mal di testa li fa smettere di andare a scuola, di uscire e di fare una vita normale”. Come rivela la redazione torinese del quotidiano “La Repubblica”, “i bambini con disturbo funzionale su base psico-relazionale rappresentano infatti circa il 10 per cento di tutte le richieste di assistenza sanitaria nella fascia da 0 a 14 anni. Spesso questo tipo di disagio non è evidente, ma viene mascherato da una serie di sintomi – come mal di pancia, mal di testa, ansia, difficoltà a respirare – che rientrano nella definizione di disturbo somatomorfo, una patologia di fronte alla quale i medici non hanno a disposizione una linea guida di comportamento e dunque strumenti adeguati per affrontarla”. Con il concreto e inevitabile rischio che il disturbo si acuisca e prosegua il proprio percorso evolutivo anche in età adulta.
BAMBINI MALATI IMMAGINARI: I PERCHÉ ALLA BASE DEL FENOMENO
Quello dei bambini malati immaginari è, dunque, un fenomeno da non prendere alla leggera, come suggerisce il presidente dell’Ordine dei medici di Torino, Guido Giustetto: “Pediatri e specialisti ci segnalano da tempo l’aumento di questo tipo di disturbo. I bambini che ne vengono colpiti stanno realmente male, finiscono negli studi medici o addirittura in pronto soccorso, ma dagli esami che effettuano non emerge alcun riscontro, e quindi spesso il medico non sa realmente come comportarsi. Abbiamo accolto con grande piacere la proposta di organizzare un convegno su questa tematica, è un problema da affrontare e da non sottovalutare”. Stando a quanto emerso dallo studio dei casi, l’incremento di questi disturbi è da ricercarsi nei cambiamenti avvenuti nella società, nell’allontanamento dalle reti sociali e dal sempre più elevato numero di figli unici. “Sono in gran parte – spiega “La Repubblica” – bambini che presentano difficoltà a fronteggiare le emozioni o non riescono direttamente a riconoscerle e non sono aiutati da relazioni familiari in grado di confrontarsi con questo disagio. Nella pratica, possono avere difficoltà di espressione verbale o difficoltà relazionale, oppure avere problemi legati all’ansia indotta dalla famiglia o dal contesto sociale”.