Sono oltre un milione e quattrocentomila i minori in povertà assoluta in Italia, una realtà che condiziona il presente e il futuro di moltissimi bambini, bambine, adolescenti drammaticamente in crescita e che rimbalza alla nostra attenzione dai dati Istat relativi alle famiglie che persistono in un disagio economico aggravato dalla pandemia dove i nuovi bisogni dei nuclei con figli minori e quelle più numerosi subiscono le conseguenze più gravi dell’emergenza socio-economica.
La povertà minorile ha conseguenze su molteplici aspetti della vita di bambini e adolescenti. Ne risentono salute, scolarizzazione, educazione e opportunità presenti e future. È per questo che dobbiamo intervenire, per proteggerli e aiutarli tenendo conto di un altro enorme problema che riguarda la crescita del numero dei neonati abbandonati in ospedale, soprattutto al Nord, che nel 2020 sono stati complessivamente 186 in Italia. Quanto ai minori tolti alle famiglie e dichiarati adottabili nel 2019 risultano ben 1.046.
Dietro a un abbandono, c’è la paura di non farcela. Il momento difficile del lockdown e dell’emergenza epidemiologica sommato a un arrivo non programmato ha aumentato il senso di incertezza e di precarietà. Ci sono casi in cui la coppia senza stabilità lavorativa, che ha già dei figli, non se la sente di gestire un’altra creatura. Altri in cui il partner se n’è andato e la donna rimasta sola rifiuta il bambino. Quando nasce con malformazioni o malattie invalidanti è la situazione patologica, che comporta un accudimento impegnativo, a determinare la scelta dei genitori naturali di affidarlo a un’altra famiglia.
Abbiamo bisogno di un piano nazionale concreto di contrasto alla povertà minorile che comprenda misure di sostegno materiale alle famiglie e sostegno educativo per prevenire l’abbandono scolastico e l’aumento della povertà educativa. Chiediamo un intervento che coinvolga: enti locali, scuole, associazionismo e volontariato, nonché tutti gli attori, pubblici e privati in grado di dare un contributo a politiche a sostegno della genitorialità e non solo della natalità. In Francia non agevolano solo le nascite, ma sostengono la scelta di fare dei figli nel lungo periodo con facilitazioni fiscali straordinarie e servizi. La politica familiare francese si concentra molto sulla conciliazione, sulla fertilità e sulla lotta alla povertà familiare, con un sostegno globale in denaro e con servizi di educazione e cura per le famiglie con bambini piccoli.
Politiche sociali come la scuola gratuita o le soluzioni abitative favorevoli alle famiglie non sono direttamente rivolte per esempio alla fertilità, ma hanno un forte impatto perché rendono la conciliazione più facile. In Italia sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie e con un consistente aumento dei prezzi quest’anno, superiore al 6%, questi numeri possono dilatarsi e di molto, perché i maggiori consumi non compensano l’inflazione e poiché la povertà assoluta si misura sulla capacità della famiglia di sostenere le spese essenziali e incomprimibili per vivere, dal cibo all’affitto, dalle cure al riscaldamento, e quest’anno con un’inflazione oltre il 6% potremmo avere un milione di poveri assoluti in più. E tutto ciò con un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7% per il 20% delle famiglie con la capacità di spesa più bassa, ossia la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta) che non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell’inflazione nel 2021.
L’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) – è costante. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno e tra le famiglie povere il 42,2% risiede al Sud (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47% nel 2020). Con riferimento alla classe di età, l’incidenza della povertà assoluta si attesta al 14,2% fra i minori. E non bastano gli interventi di corto respiro come quelli decisi dal Governo di aumentare (ma solo per il corrente anno) l’assegno unico universale alla famiglia con disabili. Flessibilità lavorativa, aiuto finanziario, servizi alle famiglie strutturali per tutto l’arco di vita. E, non da ultimo, uno sguardo benevolo verso i bambini: sono questi i punti di forza di una società che fa figli e li prende in cura.
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