Il Dalai Lama ha riconosiuto ufficicialmente un bambino di 8 anni con doppia nazionalità statunitense e mongola, come prossimo leader spirituale del buddismo, in quanto sarebbe la reincarnazione di Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoche, l’ultimo grande maestro tibetano della Mongolia. Un caso che sta creando tensioni tra il governo cinese e il Dalai Lama in quanto secondo le dichiarazioni ufficiali del partito comunista la scelta sarebbe stata esclusivamente di tipo politico, perchè il bimbo appartiene ad una famiglia di grandi industriali con potere economico molto rilevante, inoltre la cittadinanza statunitense sembrerebbe essere un grande ostacolo poichè non risulterebbe in linea con le tradizioni storiche della religione.



Infatti, come riporta il quotidiano New York Times, in base a molte interviste effettuate all’interno dei monasteri buddisti in Mongolia, il parere è stato unanime sul fatto che anche se in Cina vige l’ateismo di stato questo non impedisce al governo di voler controllare anche il buddismo a livello globale. Secondo quanto raccontato al quotidiano però, inizialmente la famiglia del bambino non era molto convinta di questa scelta ed avrebbe fatto più volte appello alle istituzioni religiose per chiedere di orientare la scelta verso qualcun altro.



Cina contro il Dalai Lama, bambino di 8 anni eletto leader buddista ha cittadinanza statunitense

Il bambino di 8 anni che è stato dichiarato dal Dalai Lama come l’ultima incarnazione della più grande guida spirituale precedente del buddismo, è stato scelto tramite un test segreto che la famiglia con alcuni monaci ha accordato ad effettuare. Inizialmente però dopo la decisione la madre del bimbo si era fermamente opposta, in quanto avrebbe dichiarato che sognava un futuro diverso per il figlio, facendogli intraprendere studi economici in università d’eccellenza statunitensi e successivamente metterlo alla guida del gruppo aziendale di famiglia.



La scelta però alla fine è stata accettata, vista anche la grande tradizione buddista della Mongolia, il cui presidente stesso ne ha più volte ribadito l’importanza storica e culturale. IL problema ora invece potrebbe arrivare dalla Cina. In particolare dal partito di regime comunista, che vorrebbe imporsi anche sulle scelte religiose. Quello che è emerso dalle interviste, è che la polemica durerà a lungo, in quanto ci sarebbero interessi politici. Il governo infatti vorrebbe imporre l’autorità e il controllo sul buddismo tibetano anche al di fuori dei confini cinesi.