La polizia cattura un pregiudicato moldavo ma uno degli agenti si accorge che, assieme al delinquente, c’è un ragazzino di soli 13 anni e che è la Vigilia di Natale. Allora, in attesa dell’arrivo della madre, non lascia il ragazzo solo ma lo porta a casa propria per il cenone. Accade a Fiumicino ed è una di quelle storie che ti fanno capire che Natale è, comunque e per tutti, una festa diversa.
Il tredicenne è rimasto solo dopo essere arrivato nella capitale romana insieme allo zio pregiudicato che, a seguito del controllo dei documenti, è stato arrestato perché condannato a 6 mesi di carcere per furto. Un investigatore, autorizzato dai servizi sociali e col consenso della madre, se l’è portato a casa propria dove ha trovato dei doni che nel frattempo erano stati acquistati con una colletta della squadra di polizia giudiziaria. Il giorno successivo il ragazzo è stato riaccompagnato in aeroporto dove la madre era appena atterrata e, prima di ripartire con suo figlio, la donna ha voluto lasciare un presepe in regalo agli agenti per esprimere la propria gratitudine. Insomma Natale è per tutti una festa che aiuta ad accogliere i più bisognosi che spesso sono i più piccoli.
Nella sera in cui duemila anni fa Gesù trovava posto solo in una stalla, in mezzo agli animali, la Sua Famiglia diventava il punto in cui convergevano persone di ogni condizione. Duemila anni fa era avvenuto grazie agli angeli che avevano chiamato i pastori, il Natale di qualche giorno fa è avvenuto a un poliziotto grazie al fatto che ha lavorato bene. Quell’investigatore infatti non si è limitato a “fare il suo lavoro”, ma ha guardato la realtà a trecentosessanta gradi e così ha aperto le porte di casa a un bambino che forse da grande non avrà paura della polizia perché è vero che un poliziotto ha catturato suo zio ma è anche vero che poi ha accolto lui.
Un agente dello Stato ha lavorato bene ungendo di carità il lavoro. Ha fatto qualcosa che ci fa pensare, arrossendo, a tutte le volte che facciamo di tutta un’erba un fascio, a tutte le volte in cui facciamo ricadere sui figli le colpe dei padri e dei congiunti. Un poliziotto ci aiuta a riscoprire come la vera giustizia è sempre compassionevole e, anche quando deve arrestare, non si limita a condannare e punire ma sostiene e cura la crescita della persona e ne favorisce l’inserimento nella società.
Il lavoro ben fatto da parte di quel poliziotto è stato come quello dei Magi che, a detta degli esperti, sono arrivati a Betlemme non perché hanno seguito una stella cometa “magica” ma perché, da buoni astronomi, hanno saputo leggere i segni fisici delle stelle, ovvero la congiunzione apparente di Saturno e di Giove che lasciava, in quelle notti stellate, una scia simile a quelle delle comete. La storia del poliziotto che arresta lo zio e contemporaneamente accoglie il nipote è una bella storia che apre il cuore. È una storia che un po’ ripete il lavoro fatto bene dai Magi che, grazie ad esso, trovano, il giorno dell’Epifania, Chi cercavano.