Riciclaggio di denaro dall’Italia alla Cina? Il caso finisce in Parlamento. Il Pd ha presentato un’interrogazione, di cui è primo firmatario il senatore Enrico Borghi che è membro del Copasir, al ministro degli Interni Matteo Piantedosi e a quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, chiedendo risposte dopo l’inchiesta di Repubblica del 5 marzo scorso. Nel testo si spiega che è emersa «l’esistenza di un sistema, diffuso su tutto il territorio nazionale, per riciclare denaro attraverso trasferimenti illeciti verso la Cina e, in taluni casi, restituzione di denaro contante sul territorio nazionale». Un sistema che di fatto «configura una vera e propria banca segreta con una significativa capacità di penetrazione nel tessuto economico italiano e altrettanto significativa capacità di interazione con la criminalità organizzata».



Il Pd parla di una «banca clandestina» che consentirebbe agli imprenditori italiani di trasferire in maniera clandestina in Cina i proventi delle proprie attività, eludendo il Fisco italiano, movimentando nel complesso tra 1 e 2 miliardi di euro all’anno. A ciò si aggiunge un significativo crollo delle rimesse ufficiali verso la Cina, rilevato dalla Banca d’Italia: dai 5 miliardi del 2017 si è arrivati a 9 milioni nel 2021.



BANCA “SEGRETA” CINESE: INTERROGAZIONE PD

Il Pd parla di «operazioni in nero, finalizzate all’evasione dell’Iva» tramite «una complessa serie di passaggi» attraverso «società fittizie e trasferimenti illeciti – talora in contante – da e verso l’Italia». Inoltre, questo sistema «avrebbe offerto analoghe possibilità di riciclaggio di denaro a soggetti legati alla criminalità organizzata», scrive il Pd nell’interrogazione parlamentare. Secondo i dem emerge un quadro che «descrive un preoccupante intreccio tra il sistema di trasferimenti clandestini e reati di natura fiscale legati all’evasione» e che solleva una questione sistemica connessa «ad una più efficiente regolazione e attuazione dei controlli in tema di evasione fiscale». Per questo il Pd chiede al governo Meloni di intervenire. Si tratta di una posizione che viene condivisa anche dall’ex ministro Peppe Provenzano, il quale è pronto a portare la questione in Commissione Antimafia. Questo perché «la lotta alla corruzione e al riciclaggio resta la priorità in un Paese in cui proliferano evasione, mafie e alleanze nell’ombra».

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