L’amministratore delegato di Moderna ha deciso di donare parte dei suoi profitti ottenuti dalle vendite del vaccino anti Covid. Lo conferma lo stesso Stephane Bancel nell’intervista rilasciata a El Mundo, in cui racconta la rivoluzione della sua azienda. Dopo aver fermato il Covid nelle sue forme più gravi, ora intende fare lo stesso con Hiv, cancro e altre malattie rare, puntando sulla stessa tecnologia, quella a mRna, scelta 10 anni fa. “La prima volta che ne ho sentito parlare è stato da scienziati di Harvard e del MIT“. Pensava fossero pazzi e che non avrebbe funzionato. Ci ha pensato per giorni e alla fine ha deciso di scommetterci. “Alla fine, ciò che mi ha fatto decidere di lasciare il lavoro che avevo e di fondare Moderna è stata la riflessione che ho fatto con mia moglie: ‘Sì, dovremmo farlo, perché se funziona, sarà una piattaforma che non esiste in questo settore e ci aiuterà a progredire molto velocemente’. Questo cambierà l’umanità“.
Una scommessa vinta, a livello scientifico ed economico. Negli ultimi due anni Moderna è diventata una grande realtà biotecnologica, nei prossimi due anni diventerà una delle aziende farmaceutiche più importanti del settore. La capacità di vendita aumenterà e così pure gli investimenti nella ricerca. Da un fatturato di 100mila dollari nel 2019 Moderna è balzata ad oltre un miliardo di dollari l’anno successivo. L’anno scorso ha raggiunto quasi 18 miliardi, per quest’anno invece la previsione è di superare i 19 miliardi.
“PROFITTI REINVESTITI IN PROGETTI SOCIALI, SANITARI E CLIMATICI”
“È stato davvero pazzesco. Incredibile“. Ma non era questo l’obiettivo di Stephane Bancel, che infatti ha lanciato un piano per donare la sua multimilionaria remunerazione azionaria. Per un anno, dallo scorso maggio fino a giugno 2023, liquiderà queste attività economiche. Ma i soldi non andranno in un salvadanaio. “Li investiremo in tre grandi aree: progetti sociali, sanitari e climatici. Abbiamo una responsabilità nei confronti del mondo“. Parliamo di quasi 400 milioni di dollari. Bancel ha evidenziato a El Mundo l’entusiasmo con cui la moglie, responsabile della pianificazione della donazione, lavora ad ognuno dei progetti. “Mia moglie sta dedicando molto tempo. Sta facendo un ottimo lavoro. In pratica passo del tempo con lei per pensare alla strategia, dare il via libera all’organizzazione e alla quantità di denaro da destinare a ciascuna di esse. È una decisione condivisa, ma è lei a fare tutto il lavoro. È molto appassionata“.
BANCEL “DEVO LA MIA EDUCAZIONE AI GESUITI”
Non si sofferma sui progetti, perché verranno tutti presentati sul sito web della fondazione, ma sono 13. C’è ad esempio una startup che sviluppa energia pulita tramite la fusione, la Commonwealth Fusion Systems. Ma racconta anche la storia di “una persona che aiutiamo molto“, cioè “un sacerdote gesuita di Los Angeles, una persona fantastica“. Sì, perché “è incaricato di dare lavoro alle persone che escono di prigione. Riesce a reintegrarli nella società. È semplicemente incredibile“. Da dove nasce questa vocazione per la medicina e di essere al servizio degli altri? “Immagino da mia madre, che è medico, e dal fatto che devo la mia educazione ai gesuiti. Non è solo una filosofia di vita. Sono diventato ingegnere e ho deciso che mi piacevano la biologia e la chimica, ho pensato che fare medicina fosse qualcosa di positivo con un grande impatto. Questo amore per l’innovazione e la tecnologia è un modo per aiutare le persone sul pianeta? Sì“.