“Manca un po’ di cultura economica. E anche un po’ più di attenzione a guardare le cose a livello sistemico. Bisogna prendere l’angolo giusto per analizzare”. Secondo un sondaggio Ipsos oltre il 70% degli italiani non ha fiducia nelle banche, ma Valter Lazzari, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso la LIUC, Università Cattaneo, invita a giudicare il sistema bancario anche da un altro punto di vista: le banche sono come le auto di Formula 1, devono prendersi dei rischi facendo credito e a volte sbandano. Per questo le crisi bancarie non spariranno.



Un sondaggio Ipsos dice che meno del 30% degli italiani si fida della banche. Un giudizio comprensibile? Pesano le crisi degli ultimi anni di istituti come Mps, banche venete, Carige?

Non so quanto mi fido dei sondaggi, qualche anno fa nel pieno delle crisi bancarie ce ne fu uno in cui gli italiani sembrava che avessero problemi con le banche, che le considerassero brutte, sporche e cattive, ma dall’altro lato si fidavano della loro banca. Gli istituti di credito sono strutturalmente soggetti che devono processare rischi e qualche volta resti con il cerino in mano. I piloti di Formula 1 devono gestire il rischio di andare a 300 all’ora, quasi sempre se la cavano bene, qualche volta sbandano e si fanno male. Certo quando c’è il grande incidente tutti i giornali ne parlano e allora si pensa che sia tutto sbagliato.



Le crisi delle banche italiane di questi anni allora come vanno considerate, incidenti di percorso che però non incrinano la solidità il sistema?

Le crisi di quelle banche sono avvenute in un contesto in cui il pil italiano è sceso del 10% e la produzione delle imprese è scesa del 30%. È come se il reddito complessivo delle imprese sia venuto meno del 30% o il reddito complessivo del Paese si sia ridotto del 10%: un disastro che impone stress sul sistema bancario. Se una banca è gestita molto bene fa un pit stop e riparte, altrimenti ne paga le conseguenze. Probabilmente negli anni del credito facile qualcuno ha preso rischi eccessivi, qualcun altro ne ha approfittato per fare gli affari suoi, fermo restando che tutti hanno sentito il calo del 30% della produzione: in questo caso se hai prestato soldi ne risenti. E se fallisce una banca il rumore si sente.



Ma questo giudizio negativo della gente da dove esce, allora, dalla enfatizzazione di alcune crisi bancarie, o dalla quotidianità dei rapporti con le banche?

E’ sempre facile dare la colpa agli altri. Ripeto, mi piacerebbe sentire la risposta alla domanda “Sei soddisfatto dei rapporti con la tua banca?”. Chiaro che se leggo sul giornale dello scandalo Svb e del fatto che chi ha comperato i bond di Credit Suisse ha perso 18 miliardi sono portato a dare un giudizio negativo.

Il sistema bancario italiano allora è solido e credibile?

Bisognerebbe chiederlo a Banca d’Italia. Un banchiere inglese diceva che nel momento in cui si parla della credibilità e della solidità di una banca vuol dire che quella credibilità e quella solidità sono già venute meno. Altrimenti non si sente il bisogno di dirlo. Oggi le banche sono più capitalizzate rispetto al 2007, hanno più capitale per coprire eventuali perdite. Quando c’è stata la crisi del 2008 si diceva che il sistema bancario italiano non fosse come quello americano: “Non facciamo derivati, siamo tranquilli”. Si è visto due anni dopo che era una balla colossale, perché non facevano i derivati ma le banche fanno credito e se l’economia si contrae del 30% chi ha ricevuto il credito non lo rimborsa. E a questo punto ti becchi la perdita. Se poi il credito l’hai dato in modo poco attento il problema è doppio. Il livello di attenzione, comunque, si è alzato, è tutto molto più vigilato, C’è anche da dire anche le crisi che insorgono lo fanno per motivi che uno non si aspetta.

L’amministratore delegato di JP Morgan dice che le crisi bancarie non sono ancora finite. Dobbiamo aspettarci altri crack?

Togliamoci dalla testa che spariscano. Le banche devono erogare soldi sperando che tornino indietro: qui c’è un rischio pazzesco. Per la loro attività devono fare i Gran premi di Formula 1. Chi è bravo non si schianta, altri meno bravi o disattenti si vanno a schiantare. Che le crisi bancarie tendano ad emergere quando ci sono delle dislocation nei mercati molto forti è altrettanto sicuro. Se ho un rettilineo difficile che esco, se ho una serpentina di curve la possibilità di uscire è più alta. In questo momento c’è un incremento del rischio. Ma questo è nella logica delle banche. O diciamo alle banche di tenere tutto in depositi di stato, sicuri, e allora eliminiamo il rischio, ma allora il finanziamento alla crescita chi è che lo fa? La gente tende a vedere le cose secondo un’analisi parziale, ma il sistema è generale.

La gente ha scarsa fiducia anche nella Bce: aumentare i tassi di interesse ha significato che sono aumentati i mutui, pensano che la Banca centrale scarichi sui singoli i problemi del sistema.

Si lamentano i tassi alti, i mutui alti però fino a poco tempo fa ci si lamentava che tutto aumentava del 10%. Se vogliamo combattere l’inflazione quello che può fare la Bce è alzare i tassi. E’ vero che l’inflazione in Europa non è come quella americana, perché in America c’è una domanda molto forte e alzare i tassi è il modo di contenerla. In Europa c’è in parte un’inflazione da costi, dovuta dalla guerra e altro. Quindi lo strumento con cui la Bce combatte l’inflazione non è proprio il più idoneo. Ma è l’unico strumento che ha, non ha alternative. Se non lo aziona resta l’inflazione. La Bce ha agito molto sui tassi, ma ha agito abbastanza per arrivare a contenere l’inflazione? Difficile dirlo perché l’effetto della manovra Bce non lo vedo subito. Alzo i tassi oggi e l’inflazione calerà nei mesi a venire. Quanti? Cinque, sei, sette: non è chiaro. Prima dell’ultima crisi bancaria dicevano di andare avanti a oltranza, adesso qualche dubbio ce l’hanno. Le persone quando parlano di macroeconomia prendono visioni parziali, l’impatto che in quel momento fa più casino. Ma il sistema è generale, bisogna tenere conto di tanti elementi.

Un utente bancario quindi, invece di pensare che la Bce alzando gli interessi alza i mutui potrebbe pensare che gli sta abbassando il costo della vita riducendo l’inflazione.

Un anno fa un titolo di Stato in Germania rendeva lo 0%, in Italia il 2-3%. L’inflazione quest’anno è stata al 10%. Con il tasso allo 0% e l’inflazione al 10% si perde il 10% della ricchezza. Adesso i tassi sono al 4% con l’inflazione al 10% ho perso il 6%. Bisogna tenere conto anche di questo fatto.

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